Open Innovation: integrare nuove tecnologie e soluzioni digitali nel settore finanziario

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Open Innovation: integrare nuove tecnologie e soluzioni digitali nel settore finanziario

Sono sempre più frequenti e impattanti le iniziative di Open Banking, a cui si sono aggiunte più recentemente le iniziative di Open Finance, ovvero l’Open Innovation del settore finanziario: sempre con lo scopo di creare innovazione collaborativa con il mondo digitale e di creare soluzioni innovative al servizio delle imprese. 

I servizi finanziari crescono sempre più rapidamente e si trasformano, mettendo al centro la persona, e creando esperienze sempre più personalizzate e soddisfacenti per i clienti. Questo può avvenire grazie a un processo sempre più avanzato di condivisione di dati che necessita dell’esperienza, della tecnologia e della partecipazione di aziende innovative già attive nel Fintech e nell’Insurtech.

L’Italia è stata più lenta nell’adozione dei nuovi modelli di banking e finanza ma oggi sta sviluppando una forte crescita nei servizi di Open Banking, anche se con impatto ancora molto lontano da quello dei paesi Nord-Europei. 

Cosa intendiamo quando parliamo di Open Finance

“Paradigma che presuppone che le aziende possano e debbano utilizzare idee e tecnologie esterne in sinergia con quelle interne e che siano aperte a collaborazioni interne ed esterne al mercato di riferimento, mentre cercano di far progredire la propria tecnologia”. Henry Chesbrough (economista statunitense, 2003). 

Adottando un approccio ‘open’ le piccole aziende possono sviluppare nuove idee di business e aumentare la propria competitività nei confronti dei modelli chiusi delle imprese leader che basano i loro sviluppi esclusivamente su risorse e tecnologie interne. Quest’ultimo è un approccio che rinuncia al confronto e all’apertura verso l ‘esterno e che diventa in breve termine un blocco per la crescita. 

Il modello di Open Innovation, applicato al settore finanziario e assicurativo, ha dunque l’obiettivo di catturare tutte le opportunità di business derivanti dal ricorso a risorse (idee, competenze, dati, ecc.) esterne all’impresa e generalmente provenienti dal mondo Fintech e Insurtech.

Open banking e open finance: lo sviluppo in Europa 

CBI, l’hub per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’industria bancaria e finanziaria nazionale e internazionale, ha appena pubblicato un report sull’open banking che ci mostra che nell’UE l’adozione della PSD2, che ha permesso la libera condivisione di propri dati finanziari e bancari da parte degli utenti, ha dato un grande slancio alla diffusione dei servizi di open banking e sono ormai più di 500 le terze parti che forniscono servizi di accesso ai conti correnti e servizi di pagamento su utenze gestite dai player tradizionali. CBI stima che queste ultime siano cresciute del 300% dal 2019. Dallo stesso report emerge anche che è in crescita, seppure in fase iniziale, l’utilizzo di strumenti di Open banking in relazione a investimenti, prestiti e assicurazioni.

Possiamo però fare una considerazione più ampia, ovvero che l’innovazione non deve essere limitata ai soli servizi bancari, ma può e deve essere estesa a tutti i servizi finanziari, come ad esempio i finanziamenti e la gestione di fornitori e clienti.

A livello Europeo l’osservatorio Fintech e Insurtech ha preso in analisi 48 piattaforme software che sviluppano nuove iniziative orientate a una logica Open Finance: sono nuovi provider che consentono in modo più agevole lo scambio di dati e l’elaborazione di questi ultimi per l’attivazione di servizi e analisi; sono servizi e informazioni che favoriscono l’interazione e la collaborazione per lo sviluppo di innovazioni tecnologiche sempre più efficaci e impattanti per le aziende e i privati. 

Il nuovo paradigma ‘Open’ sta cambiando profondamente il mercato, aiutando a ridurre i confini tra le industrie a favorire lo sviluppo di nuove fonti di reddito originate dal cross selling di prodotti e servizi. Ad esempio è sempre più frequente che attori provenienti da industrie tradizionali sviluppino Servizi Finanziari per costruire piattaforme integrate dove gli utenti possono accedere a un’ampia serie di servizi e pagarli senza soluzione di continuità, come Telepass che offre pagamenti in app per il parcheggio, il trasporto pubblico e diversi servizi automobilistici o Sisal, entrato nel settore bancario attraverso la creazione di SisalPay (ora Mooney), la cui missione è quella di semplificare i pagamenti adottando un modello di Proximity Banking.

Uno sguardo al futuro

Il passo successivo all’open Banking è stata l’apertura di uno spazio di collaborazione tra fornitori di soluzioni fintech e insurtech e l’industria finanziaria che per tradizione è molto conservatrice e chiusa all’innovazione, sa questa unione sta appunto nascendo l’Open Finance. 

È palese che questo approccio porterà dei benefici sia per gli individui sia per le imprese: è un approccio che permette in modo molto semplice e automatico di conoscere più profondamente le proprie finanze e di conseguenza poter ottimizzare il controllo sulle stesse per i privati ma soprattutto per le imprese che stanno affrontando sfide sempre più complesse nella gestione del business e della finanza. Avere l’accesso semplificato a più informazioni e analisi strutturate, porta i responsabili aziendali, finance manager e CFO, a prendere migliori decisioni finanziarie e gli istituti finanziari a poter valutare in maniera più semplice e veloce il rischio e la situazione del cliente in termini di disponibilità di cassa e indebitamento. 

Le aziende potranno anche accedere ai dati più rilevanti dei clienti e ottenere l’onboarding di nuovi clienti in modo più rapido e sicuro, grazie a soluzioni fintech sempre più avanzate e semplici da utilizzare. 

In conclusione possiamo dire che l’open finance è il naturale sviluppo dell’open banking: il livello successivo che porterà all’ottenimento di servizi finanziari personalizzati per aziende e individui. 

Per poter cogliere le opportunità offerte dall’Open Finance in ambito commerciale e finanziario, è importante che l’azienda possa contare su risorse competenti e aperte al cambiamento all’interno della propria organizzazione; spesso si rivela opportuno il coinvolgimento di personale specializzato esterno, come ad esempio la figura di un Interim Manager con un bagaglio esperienziale ampio, sviluppato in settori differenti, che sia in grado di integrare all’interno delle organizzazioni nuove tecnologie e soluzioni digitali che ha già sperimentato con successo in altri contesti analoghi. 

 

Vuoi saperne di più? SCARICA IL REPORT CBI-PWC sulla situazione dell’Open Banking globale. 

TIM Management è in grado di supportare l’imprenditore nelle aree sales e finance con manager C-Level di alto profilo, che hanno maturato una profonda esperienza specifica in aziende del settore di competenza. 

 

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Global business: da opzione a necessità

Dopo due anni di convivenza con la pandemia Covid-19, ci troviamo in una situazione più difficile del previsto, dovuta all’inflazione e al conseguente aumento incontrollato dei prezzi delle materie prime e dell’energia. E’ una situazione che rende più incerta la ripresa dell’economia mondiale, e l’Italia non si discosta da questo trend. 

Imprese: internazionalizzare per crescere 

Non tutte le imprese ce l’hanno fatta e non tutte ce la faranno ad affrontare la risalita; molte si adatteranno ai nuovi cambiamenti e trasformeranno radicalmente il loro Business: a partire dagli assetti organizzativi per arrivare ai modelli strategici, e quelle più lungimiranti si attrezzeranno per operare efficacemente nei mercati esteri. 

Nessuna azienda, ad oggi, può permettersi di rimanere ferma a guardare e ad attendere che il mercato si riprenda autonomamente; tutte dovranno necessariamente cercare nuovi sbocchi e nuove opportunità per distribuire la produzione a costi meno elevati. Bisogna considerare la globalizzazione come un’opportunità per intensificare gli investimenti, e di conseguenza i ricavi, e per ottenere molteplici benefici positivi, tra cui evidenziamo una minore dipendenza dall’andamento dell’economia nazionale e la possibilità di compensare le crisi in alcuni mercati esteri con un’internazionalizzazione ancora più estesa. 

Cosa spinge le aziende verso i mercati internazionali nonostante le grandi tensioni politiche e un’incertezza crescente? 

Sicuramente le opportunità di crescita e sviluppo, ma anche i vantaggi competitivi che si possono ottenere in termini di: 

  • costi inferiori di produzione e distribuzione rispetto ai competitor;
  • poter raggiungere consumatori che percepiscono i prodotti come unici rispetto alla concorrenza locale; 
  • generare profitti superiori sui mercati esteri. 

Quanto contano i costi di trasporto nella scelta dei mercati 

Ad oggi, uno dei temi più importanti per determinare su quali mercati puntare per allargare il proprio ambito operativo e quali invece accantonare, è quello dei costi di trasporto: molte imprese, dati i costi elevati di trasporto che sembrano non essere destinati ad abbassarsi per lungo tempo, puntano ad accorciare il percorso chilometrico per l’approvvigionamento e per la vendita all’estero. 

Questa strategia prende il nome di “nearshoring” e ha l’obiettivo di abbattere i costi di trasporto affidandosi a produzioni, collaborazioni e  fornitori in prossimità del territorio di provenienza, ad esempio stati confinanti. 

Infatti, la nuova economia punta ad ottimizzare i costi e ad implementare nuove idee di business: ridurre i percorsi fatti dalle merci intorno al globo avrà un impatto positivo sia per gli stessi operatori del settore sia per l’ambiente.

Il ruolo dei manager nell’apertura di nuovi mercati esteri

Data l’impellente necessità di internazionalizzarsi, quindi di collaborare e a volte perfino di fondersi con nuove realtà estere, è bene avere piena consapevolezza dell’importanza delle risorse e dei Manager che dovranno affrontare questa sfida. 

Avere a disposizione un capitale umano preparato e che abbia una profonda conoscenza, non solo delle lingue e delle culture, ma anche della filiera produttiva e di approvvigionamento dei mercati in cui si va ad operare, è determinante affinché l’impresa non vada incontro a insuccessi ed errori. 

L’introduzione di un Temporary Manager, competente e con consolidata esperienza in dinamiche e contesti analoghi, che possa supportare l’impresa nella fase di avvio, la più delicata della transizione, è sicuramente una buona strategia per l’imprenditore. 

Infatti, le skills richieste sono sempre più complesse ed è sempre più difficile trovare delle risorse altamente competenti in tempi brevi, risorse che si rivelano indispensabili per instaurare una collaborazione positiva con i manager internazionali. 

Fidarsi solo della propria cultura aziendale e della percezione interna dei fenomeni sociali, aziendali e di mercato, è rischioso poiché porta inevitabilmente a formulare le strategie e a disegnare l’organizzazione in modo autoreferenziale, rischiando di portare solo risultati negativi per l’azienda sul mercato estero. 

È una sfida in cui si vince solo avendo nella propria squadra persone di qualità, a prescindere dalla loro lingua o cultura di origine: il talento è il primo requisito per attrarre fornitori e/o investitori del mercato globale, è un contesto altamente competitivo che ha necessità di essere sempre più internazionale e meno locale. 

Il fattore organizzativo è uno più importanti da tenere in considerazione, affinché le integrazioni e le fusioni tra imprese italiane ed estere si sviluppino con maggiore frequenza e con un sempre maggiore successo.

Le reti d’impresa all’interno dei mercati globali 

Le reti tra imprese, soprattutto sui mercati esteri, diventeranno decisive perché anche alle aziende più piccole si apre la possibilità di farsi spazio all’interno di un mercato molto più ampio dove l’innovazione e le strategie prevalgono sulla dimensione del business.  

A tutte le imprese, quindi, è richiesto di crescere, svilupparsi e affrontare nuove sfide in termini di solidità e di qualità sia nel mercato locale che nel mercato internazionale: farlo avvalendosi di personale qualificato è il primo passo per ottenere successo nel breve periodo e per avere risultati nel lungo. 

TIM Management dal 1987 offre supporto manageriale alle aziende, nelle fasi di ristrutturazione e in quelle di crescita e sviluppo, in Italia e all’estero. TIM Management è parte di WIL Group, un network costituito da 13 società leader nell’Interim Management operanti in 60 paesi, con l’obiettivo di fornire un efficiente servizio transnazionale ai propri Clienti e supportare lo sviluppo internazionale, con l’inserimento di Interim Manager locali nelle filiali estere e la ricerca di business partner.

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Reti d’impresa in crescita: per le PMI sono uno strumento efficace per affrontare la crisi

Affrontare l’emergenza Covid ha stimolato le PMI nella ricerca di nuove opportunità per migliorare la loro competitività e superare la crisi con successo; ad esempio, le reti d’impresa si sono rivelate uno strumento molto efficace e sono sempre più utilizzate dalle PMI italiane.

I dati provenienti dall’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa mostrano per l’anno passato un aumento dei contratti di rete del 13,3% e delle imprese in rete del 10%. 

Contratti di rete: cosa sono e chi può avvalersi della strategia

È obiettivo comune sopravvivere alla crisi, alla concorrenza e alle produzioni a basso costo dei paesi esteri. In che modo riuscirci in un contesto sempre più sfidante? Il contratto di rete può essere uno degli strumenti più efficaci in questo contesto, vediamo perché

Possiamo definire il contratto di rete come un’aggregazione di imprese che prevede cooperazione tra loro per perseguire obiettivi comuni; è dunque uno strumento smart che consente alle imprese di condividere le risorse, all’interno di mercati incerti e sempre più complessi, per incrementare la propria competitività.

Le attività legate alle reti d’impresa sono determinate da una normativa che prevede che le parti dispongano di un programma di rete composto da tre tipologie di attività: 

  1. collaborazione tra le parti; 
  2. scambio di informazioni e/o prestazioni; 
  3. esercizio in comune di una o più attività per impresa. 

L’internazionalizzazione, come ormai ampiamente assodato, deve essere considerata un must per tutte le aziende che vogliono rendersi competitive all’interno dei mercati e che vogliono aprire nuove opportunità commerciali.

La creazione di una rete di impresa può rappresentare un’opportunità da cogliere: non è un mondo riservato alle grandi aziende, anzi sono soprattutto le PMI che possono avvantaggiarsi del meccanismo di rete e sfruttarlo al fine di aprire collaborazioni virtuose con altre imprese, inserirsi sui mercati esteri e creare nuovi sbocchi commerciali

Un sistema di successo

Ad oggi, le reti vincenti, vertono su strategie performanti e resistenti e sono accomunate da determinate caratteristiche: 

  • Hanno risorse e competenze complementari e intangibili;
  • Si affacciano ad un mercato di riferimento affine al proprio; 
  • Le tecnologie legate ai dati e all’automazione, sono considerate fondamentali. 

Altri fattori comuni da sempre presenti alle reti d’impresa sono: 

  • la tendenza all’aumento del potere contrattuale dell’impresa associata, 
  • l’abbassamento dei costi di produzione,
  •  la formazione condivisa per il management,
  • e la partecipazione a gare e appalti. 

Per effetto della crisi pandemica Covid-19 sono emerse come vincenti anche le tematiche legate all’innovazione e all’internazionalizzazione. 

I dati a supporto della strategia: report 2022

L’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa ha condotto un’analisi su circa 6.970 reti diffuse sul territorio nazionale: è stata rilevata una prima distinzione tra ‘reti contratto’, che rappresentano circa l’85% del campione, e le ‘reti soggetto’, circa il 14,6% sul totale. 

Al 31 dicembre si contavano 42.232 imprese in rete, +3.849 rispetto al 2020, per un totale di 7.541 contratti di rete, questi ultimi, rispetto al 2020 hanno riscontrato un incremento di 885 nuovi contratti. 

Le imprese più coinvolte riguardano i seguenti settori:  

  • agroalimentare (22%)
  • commercio (14%) 
  • costruzioni (12%)

Nuovo modello di business organizzativo

Possiamo dunque considerarlo un vero e proprio modello organizzativo mirato ad aumentare la produttività in termini di valore aggiunto, al fine di conquistare nuovi mercati e competere in quelli attuali. 

Per le reti di impresa la priorità viene sempre data alla ricerca continua di soluzioni per differenziarsi e rafforzare il proprio modello di business, facendo leva sulla diversità e peculiarità delle competenze che emergono dal processo di aggregazione. 

Ma non sono solo questi i vantaggi, essere parte di una rete consente anche di:

  • realizzare economie di scala,
  • superare i limiti dimensionali delle singole imprese,
  • accedere alla complementarietà di competenze derivanti dalle diversità delle risorse presenti nelle  imprese retiste,
  • riposizionarsi come rete su un segmento di mercato a più alto valore aggiunto grazie a soluzioni integrate.

Le imprese retiste si caratterizzano per essere capaci di ‘coopetition’, ovvero essere in grado di collaborare simultaneamente per ottenere un risultato decisivo: la diversificazione delle competenze. 

Con questo nuovo modello di business innovativo e integrativo le imprese italiane in difficoltà stanno riuscendo con successo ad affrontare e superare la crisi economico-sociale causata dalla pandemia Covid-19.

Le PMI nel nostro paese sono all’avanguardia e stanno compiendo un processo di  evoluzione e trasformazione, ormai ineludibile per riuscire a competere con successo in mercati sempre più sfidanti. 

È un percorso virtuoso ma che può presentarsi difficile per le PMI che non trovano all’interno dell’organizzazione le competenze necessarie ad affrontare il cambiamento e l’internazionalizzazione; in questo caso può essere risolutivo rivolgersi a consulenti esperti che sappiano introdurre nell’organizzazione risorse già formate e in grado di portare rapidamente competenza ed esperienza.  

L’ affidarsi a un Interim Manager esperto può essere la scelta più opportuna per tradurre l’innovazione in risultati concreti, per velocizzare i tempi, ottimizzare i processi e valorizzare il proprio capitale umano; e tutto questo senza dover introdurre nell’organizzazione figure che si rivelerebbero ridondanti, una volta superata la fase di implementazione delle nuove tecnologie o dell’entrata nei nuovi mercati.

 

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