Finanza sostenibile: quali sfide per le imprese

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Finanza sostenibile: quali sfide per le imprese

Il tema della sostenibilità è un tema sempre più ricorrente all’interno delle aziende.

Adattare il proprio business model ad un mondo sostenibile è una vera e propria

sfida per molte imprese.

 

Per la prima volta dopo secoli, il focus di un’organizzazione non è meramente quello

di portare benefici economici, ma anche quello di tenere in considerazione le

problematiche sociali ed ambientali, impattando positivamente l’ecosistema che le

circonda.

 

In un contesto economico dove i consumatori e gli investitori sono sempre più attenti

ai temi della sostenibilità ambientale e sociale, la responsabilità sociale d’impresa

assume un ruolo fondamentale per poter competere nel mercato presente.

 

Data l’importanza di questa tematica, in molte aziende si sta introducendo la figura

del Sustainability manager, il “manager della sostenibilità” per inserire nel piano

strategico aziendale gli obiettivi relativi alla sostenibilità ed avere una figura preposta

a monitorare performance e avanzamenti in campo ESG (Enviromental, Social,

Governence).

 

Le grandi sfide ambientali e sociali sono diventate di importanza fondamentale per

tutte le aziende globali e a livello europeo i nuovi piani di investimento comunitari,

hanno promosso incrementalmente la sostenibilità e un’economia climatica neutra.

 

Nello specifico nell’ambito della finanza sostenibile, un tema delicato che indirizza le

decisioni di investimento sono gli obiettivi ESG, che obbligano di fatto molte aziende

ad evolversi e a tarare le proprie politiche e i propri comportamenti, in conformità con tali

obiettivi.

 

 

  • Environmental: la crescita deve essere sostenibile sul piano ambientale,

considerando i rischi legati ai cambiamenti climatici e quindi attenta alla

riduzione delle emissioni di Co2, all’efficientamento energetico, l’azienda

porre la massima attenzione allo spreco di acqua e ad altre pratiche che

mettono a repentaglio le risorse naturali, come ad esempio la deforestazione.

  • Social: miglioramento dell’ambiente di lavoro sotto diversi aspetti:

○ perseguire politiche e comportamenti inclusivi per tutti i tipi di diversità,

di sesso, di età, di abilità;

○ miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro;

○ porre la massima attenzione al rispetto dei diritti umani;

○ miglior relazione con i sindacati;

○ in sintesi, un’assunzione di responsabilità sociale a 360 gradi.

  • Governance: a livello di governance societaria si richiedono etica e la

massima trasparenza da parte dei vertici. Diventa fondamentale

implementare politiche di diversità e inclusione nella composizione dei CdA, e

garantire la presenza di piani ed obiettivi di sostenibilità, legati alla

remunerazione del board.

 

Perché la sostenibilità è importante per gli investitori?

La sostenibilità è un tema rilevante per gli investitori perché il riscaldamento globale

e il cambiamento climatico rappresentano dei rischi considerevoli all’interno dei

portafogli di investimenti.

 

Stiamo attraversando un momento di transizione da un’economia alimentata da fonti

poco sostenibili ad un’economia futura a basse emissioni di carbonio. Nuovi modelli

di business rispettosi del clima e dell’ambiente esistono, ma rappresentano ad oggi

la minoranza delle società nelle quali poter investire.

 

Il mercato ad oggi è composto prevalentemente da aziende nate quando il

riscaldamento globale non era un problema comune dibattuto, che però devono ora

necessariamente adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori e degli investitori.

 

Come capire quali realtà stanno realmente affrontando il cambiamento mutando le

loro fondamenta verso un approccio realmente più sostenibile e quali invece si

stanno adattando superficialmente, mutando semplicemente la propria facciata?

 

Il ruolo dei rating ESG

La crescente importanza dei temi relativi alla sostenibilità per chi investe o per chi

concede un credito ha creato la necessità di misurare la performance delle imprese,

anche in termini dei parametri ESG.

 

Come gli Score (algoritmi statistici) e i Rating creditizi (valutazione del merito

creditizio da parte degli analisti) misurano l’affidabilità di un’impresa e la sua

situazione di indebitamento, gli Score e i Rating ESG sono da poco stati introdotti

per valutare il grado di sostenibilità di un’impresa, nei tre ambiti: ambientale, sociale

e di governance. Si differenziano però da quelli creditizi perché in questo caso

praticamente non esistono misure oggettive riconosciute pubblicamente.

 

Nel caso degli Score e dei Rating Creditizi ESG si tratta di considerare un ampio

ventaglio di variabili, sia quantitative che qualitative. Mancano però delle

regolamentazioni ed un’autorità, come in Europa ad esempio esiste L’ESMA

(autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati), che autorizza le agenzie di

Rating ad emettere le valutazioni.

 

Per far fronte a questa mancanza, le agenzie di rating, a livello quantitativo, valutano

la sostenibilità in base alle performance dell’impresa analizzando i dati pubblici

disponibili. La parte di analisi qualitativa invece prevede la raccolta di dati ed

informazioni tramite questionari sui tre ambiti ESG.

 

Perché per un’impresa misurare la sostenibilità è un’azione strategica?

Per poter aumentare la propria attrattività verso gli investitori, molte aziende

dovrebbero attivarsi proattivamente:

 

  • Introdurre modelli di governance aziendale più trasparenti e aperti agli

investitori.

  • Monitorare quantitativamente gli impatti ambientali, fornendo più

frequentemente informazioni oggettive sull’attività aziendale.

  • Evidenziare qual è l’impatto sociale ed economico dell’azienda sul territorio.
  • Includere nei piani finanziari KPI’s relativi alla sostenibilità e legare a questi

ultimi una parte del bonus del top management.

 

Poter disporre di un rating ESG per un’azienda riserva considerevoli vantaggi sotto

vari punti di vista.

 

Innanzitutto, si ha una vera e propria misurazione della performance nel

campo della sostenibilità. Questo garantisce all’azienda un tracciamento dello

storico della propria sostenibilità, di fondamentale importanza per le analisi

future.

Un altro vantaggio è rappresentato indubbiamente dal posizionamento

aziendale sul mercato. Essere sostenibili è oggi una leva commerciale non

indifferente, che va anche a impattare positivamente sulla reputazione

aziendale.

Altri vantaggi sono rappresentati dall’incremento delle opportunità di

raccogliere investimenti, oltre al miglioramento delle opportunità e dei costi di

finanziamento.

 

Per potersi differenziare dai competitor e implementare delle politiche strategiche

ESG efficaci bisogna affidarsi a manager competenti. La sostenibilità non è un trend

del momento o una moda passeggera, è un tema sempre più attuale, pronto a

restare.

 

La spinta della transizione energetica sta cambiando il paradigma strutturale

all’interno delle aziende. Le aziende devono necessariamente ridurre la propria

 

impronta ecologica, posizionandosi non solo come organizzazioni artefici di profitti,

ma anche come enti sociali destinati a creare sempre più valore a livello sociale

condiviso.

 

Per questo bisogna essere pronti ed avere a disposizione strumenti adeguati. TIM

Management può offrire manager ad interim che si occupano proprio di questo per

aiutare la tua realtà ad affrontare al meglio questa transizione positiva.

CHANGE MANAGER: Cosa fa e perché per alcune aziende è un ruolo molto importante

In quest’era di continua espansione, sia territoriale che multimediale, il vero dilemma per un’azienda e soprattutto per una PMI, risiede nel saper dove investire le proprie risorse limitate in modo efficace per garantirsi uno spazio nel futuro mercato che diventa sempre più complesso e competitivo. 

E’ fondamentale per le PMI ma non dimentichiamo che anche molte grandi realtà, come ad esempio Nokia, Kodak, Blockbuster, Blackberry e Polaroid, non hanno saputo innovare il loro business model tempestivamente e in modo efficace e sono finite disastrosamente fuori mercato. 

Onde evitare che questo accada, in momenti di alta criticità è importante che intervenga una figura come il change manager, esperto nella gestione del cambiamento, che interviene in favore dell’azienda per gestire al meglio qualsiasi criticità e traghettarla verso un futuro di successo e crescita.

In quest’epoca tecnologica la più grande sfida per le aziende rimane quella di innovare in maniera organica e integrata. L’azienda può anche introdurre tecnologie e nuovi processi, ma se non vengono integrati agilmente nel sistema, rimangono azioni estemporanee e spesso inutili.

All’interno delle aziende, Il più grande blocco strutturale all’innovazione e al cambiamento è rappresentato dalla cultura e dal comportamento aziendale. La reticenza delle persone al cambiamento è la causa maggiore per la mancanza di innovazione all’interno di un’organizzazione. 

Un’azienda può anche introdurre degli strumenti digitali al suo interno come ad esempio: introdurre test di digitalizzazione per i propri dipendenti, inserire nell’organizzazione la figura di innovation manager, usare piattaforme digitali, ma senza una strategia efficace rivolta al cambiamento e perseguita con determinazione, lo sforzo rimane vano. 

Il ruolo del Change Manager consiste proprio in questo: costruire una cultura e un percorso orientati al cambiamento per raggiungere l’obiettivo desiderato. 

 

I 4 principi fondamentali ai quali fare riferimento secondo il modello 4P sono:

  • People: cambiare la mentalità e la cultura delle persone, l’aspetto più difficile.
  • Process: rivedere tutti i processi in ottica digitale e moderna.
  • Platform: introdurre in azienda tutti gli strumenti ed i tool digitali necessari per migliorare la produttività.
  • Place: ripensare tutti i luoghi di lavoro in un’ottica di activity based workspace e smart working.

People

L’aspetto sicuramente cruciale e più difficile da cambiare. Un progetto di change management deve partire dalle persone e dalla loro mentalità. La psicologia sociale, applicabile ai dipendenti, raffigura come estremi due tipologie di mentalità: Il fixed mindset ed il growth mindset. 

Nel primo caso si ha davanti una mentalità poco propensa alle novità e conservativa mentre nel secondo caso si ha una volontà e una propensione spontanea ad imparare ed evolvere, anche oltre le reali necessità aziendali. 

Il ruolo del Change Manager è quello fondamentale di operare come driver per livellare questi due opposti e spingere l’intera azienda verso il cambiamento uniformemente e in maniera organica. 

Operativamente si tratta di concordare e implementare obiettivi e tempi e allocare budget, condividendo il percorso di sviluppo con l’intera organizzazione al fine di abbattere qualsiasi tipo di obiezione e resistenza, dimostrando i benefici non solo aziendali, ma anche personali che si possono ottenere nel proprio lavoro, grazie al cambiamento e alla modernizzazione di processi e strumenti.

 

Process

Senza l’introduzione di nuovi  processi, anche la tecnologia più efficace è destinata a fallire. Molte aziende investono in piattaforme e soluzioni IT,  senza efficacemente delineare i loro processi e quindi la loro ottimizzazione; uno degli esempi più frequenti è l’introduzione in azienda di un ERP di nuova generazione senza la guida di un manager esperto che sappia come coinvolgere nel processo tutte le funzioni e quali sono le aree critiche da monitorare con attenzione.

Un piano di change management invece include una valutazione accurata delle procedure e di conseguenza la scelta e l’implementazione di soluzioni efficaci.  

 

Platform

Stiamo assistendo negli ultimi anni all’introduzione sempre più diffusa e capillare di nuove piattaforme tecnologiche, più o meno integrate, che aiutano a svolgere più efficacemente il lavoro in azienda. Non adottare tempestivamente soluzioni tecnologiche avanzate significherebbe compromettere pesantemente l’efficienza aziendale, diminuendo inevitabilmente la capacità di competere sui mercati.

Senza dimenticare che la comunicazione e la vendita avvengono sempre di più tramite canali digitali e non prioritizzare in questa direzione andrebbe a scapito dell’azienda e delle sue performance.

L’azione di un Change Manager interviene anche in questo ambito, facilitando l’introduzione di piattaforme tecnologiche in linea con il processo di cambiamento ed evoluzione e rendendo più accessibili dati e comunicazioni all’interno dell’organizzazione.

 

Place

L’uso di piattaforme digitali consente anche di rivalutare l’intero paradigma sociale e organizzativo dell’impresa e della gestione delle risorse umane. 

Molte aziende hanno constatato i benefici dello Smart Working tra cui:

  • Performance in linea o anche migliorate
  • Maggiore efficienza e risparmio
  • Soddisfazione del lavoratore

Questo cambiamento, che molte realtà aziendali in tutti i settori hanno giocoforza sperimentato negli ultimi anni, può essere la spinta al cambiamento anche su altri fronti grazie anche al supporto di un Change Manager.

Il Change Manager, possiamo concludere, è una figura fondamentale per molte aziende, non necessariamente in un periodo di crisi, che hanno bisogno di una visione e di una  consulenza esterna per affrontare il cambiamento in atto al meglio, volgendo a proprio vantaggio la nuova situazione competitiva.

 

Molti dipendenti mostrano resistenza al cambiamento un po’ per natura e un po’ perché temono in alcuni casi che il loro ruolo sarà sostituito o sminuito dalla tecnologia. Rendendo i dipendenti partecipi al cambiamento e spiegando tutti i passaggi e i benefici che si possono ottenere, si attutisce in anticipo l’attrito culturale che potrebbe manifestarsi. 

 

Le persone temono l’ignoto e l’incertezza ed avere una strategia chiara e una leadership in grado di portarla a termine, riduce drasticamente queste paure. Inserire un Change Manager, anche temporaneamente, per implementare una strategia non solo conferisce stabilità e sicurezza ai dipendenti, ma garantisce il successo delle nuove linee strategiche e dell’implementazione delle tecnologie adeguate.

 

In questo modo si abbreviano i termini e si facilita la transizione, aumentando complessivamente la fiducia nel top management e negli stakeholders.

 

Per un imprenditore, alle prese con la gestione quotidiana della propria azienda, diventa spesso difficile concentrarsi su tutti gli aspetti che renderebbero ancora più sana e fertile la propria azienda, anche per la mancanza di alcune competenze nell’organizzazione. 

Per questo reclutare un Interim Manager specializzato nel cambiamento, un Change Manager esperto e specializzato nel settore di appartenenza dell’azienda, potrebbe essere la garanzia per il successo aziendale e per tracciare una direzione profonda e duratura per l’azienda, elevando anche le competenze del management interno e aumentando la capacità di innovare e competere nel medio periodo. 

TIM Management può aiutare proprio in questo, fornendo un Change Manager in tempi brevi che possa assistere l’organizzazione in un passaggio transizionale, qualunque esso sia, così delicato al suo interno.