Il nostro team

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Il Ruolo Centrale della Tecnologia nell’Integrazione Post-Fusione aziendale

Nell’integrazione post-fusione la tecnologia è diventata essenziale quanto le considerazioni finanziarie e sul personale. Le aziende danno sempre una priorità crescente alla gestione dei dati, e, in generale, al livello della tecnologia, per garantire la continuità aziendale e raggiungere gli obiettivi della fusione, a partire da quelli di breve termine.

Le aziende che non investono, tempo e risorse, in tecnologia, specialmente in riferimento alla gestione dei dati, rischiano di compromettere persino la continuità operativa a breve termine, ostacolando gli sforzi per raggiungere gli obiettivi a lungo termine della fusione.  Citiamo un obiettivo tra tutti: promuovere la competitività attraverso la ricerca di efficienza e l’innovazione. La soluzione logica sembrerebbe quella di mettere al centro della propria azienda la tecnologia. Ma sebbene possa sembrare semplice, questo processo richiede alle aziende di adattare processi e funzioni. Un primo passo è senz’altro stabilire una leadership che guidi le iniziative di integrazione tra le funzioni aziendali e tecnologiche, allineando le loro priorità strategiche. Ma non basta. Per sostenere gli sforzi di integrazione, le aziende devono istituire una governance robusta con il giusto modello operativo, per favorire una cultura orientata ai dati, di modo che questi ultimi possano guidare le decisioni aziendali.

Cosa determina il ruolo centrale della tecnologia?

L’imperativo, secondo cui la tecnologia debba avere un ruolo centrale nella fase post- fusione, è ancora più rilevante se si considera il post-fusione non come una singola fase, bensì come una serie di fasi, anzi di orizzonti temporali: 

Orizzonte 1 (fino al giorno 100). Nella fase iniziale, l’azienda nata dalla fusione dovrebbe dare priorità alla continuità operativa. Fin dal primo giorno della fusione, le attività aziendali dovrebbero procedere come al solito, senza interruzioni o cambiamenti, con la tecnologia in grado di funzionare a livelli pari o superiori a quelli precedenti alla fusione. I dipendenti di entrambe le organizzazioni dovrebbero avere un’esperienza coesa di un’unica azienda.La tecnologia ci viene in aiuto: una rete unica e connessa, in luogo di tante reti aziendali; strumenti e piattaforme comuni; accesso diffuso a file e materiale, sono solo alcune delle scelte da intraprendere per un percorso di fusione fluido ed efficace. Ma è anche essenziale adottare al più presto misure di sicurezza informatica unificate: si registra un costante aumento degli attacchi informatici e di phishing nei periodi immediatamente successivi alle fusioni aziendali. Durante il primo periodo è essenziale che tutte le funzioni comprendano e gestiscano correttamente i dati, in modo da favorire una condivisione ampia, ma anche per permettere di segnalare eventuali criticità al management. Appare inevitabile, poi, che sin dall’Orizzonte 1 i team debbano iniziare a tenere presente gli obiettivi degli orizzonti 2 e 3. 

Orizzonte 2 (dal giorno 100 ai 2-3 anni dopo la fusione). Ovvero la fase di consolidamento, quando l’integrazione dei processi aziendali e dell’operatività deve essere perfetta. Per le funzioni tecnologiche ciò comporta la fusione delle piattaforme e del supporto per consentire una standardizzazione dei processi. Allo stesso tempo, i team che si occupano di tecnologia dovrebbero progettare prodotti aziendali pensati per supportare la strategia dell’azienda risultante dalla fusione e gettare le basi per le sinergie aziendali da ricercare nell’orizzonte 3. 

Orizzonte 3 (dai 2-3 anni ai 4-5 anni dopo la fusione). Nella fase finale, l’attenzione si allarga all’ambizione aziendale di più lunga durata, mirando a raggiungere i benefici strategici della fusione su scala più ampia. I team tecnologici e di gestione dei dati dovrebbero lavorare in stretta collaborazione con i team aziendali per trasformare i processi e potenziare le capacità. Tali collaborazioni dovrebbero indirizzare strategicamente gli investimenti verso:

  • Una trasformazione dei processi aziendali. Utilizzare i dati e l’IA per prendere decisioni e automatizzare le operazioni.
  • Un rinnovamento dei modelli operativi. Trasformare il modello operativo tecnologico e aziendale per aumentare la produttività organizzativa.
  • L’adozione di pratiche e strumenti scalabili che consentano la rapida integrazione nel modello aziendale di nuove tecnologie.

Come mettere la tecnologia al centro dell’azienda

Per mettere la tecnologia al centro della pianificazione e della gestione dell’integrazione post-fusione, le aziende dovrebbero sin da subito: 

  1. Instaurare una collaborazione tra i leader dell’area business e quelli dell’area tecnologica, per sviluppare congiuntamente l’agenda di integrazione e prendere decisioni in linea con i tre orizzonti. Le integrazioni di maggior successo si basano sempre su solide relazioni di lavoro tra i team che permettono e incoraggiano un dialogo costante. Principi condivisi, obiettivi comuni e modelli di collaborazione sono essenziali per un processo decisionale efficace e una corretta prioritizzazione degli obiettivi.
  2. Definire chiaramente i principi decisionali e le linee guida, adottando un approccio che stabilisca i criteri per valutare il raggiungimento degli obiettivi – di breve, medio e lungo termine – durante ogni fase dell’integrazione. E’ spesso più efficace concentrarsi pragmaticamente su ciò che è necessario raggiungere durante ciascun orizzonte, piuttosto che puntare alla perfezione.
  3. Integrare tecnologia e gestione dei dati nei meccanismi formali di governance, istituendo un team dedicato all’interno dell’ufficio di gestione dell’integrazione. Questo team sarà incaricato,in collaborazione con gli stakeholder aziendali, di identificare e coordinare tutte le aree su cui la tecnologia avrà un impatto, garantendo che la tecnologia utilizzata sia in grado di supportare con successo la visione aziendale. 
  4. Creare un modello operativo integrato con team multidisciplinari, composti da personale altamente qualificato dell’area business e dell’area tecnologica. I team seguiranno linee guida concordate per sviluppare e implementare un insieme integrato di processi aziendali, supportati dall’ambiente tecnico e tecnologico necessario. Un modello, quindi, che promuova una chiara distribuzione delle responsabilità all’interno dei team, con il personale dell’area business che definisce la direzione e il personale tecnico responsabile del raggiungimento degli obiettivi.
  5. Favorire un approccio data-oriented, incoraggiando e celebrando le scelte basate sull’analisi dei dati. Nel contesto emotivamente carico della post-fusione, il management può aggrapparsi alle strutture e ai processi ereditati dalle precedenti organizzazioni. È quindi essenziale assicurare che i fatti, non i pregiudizi personali o altri fattori emotivi, guidino le loro decisioni. Ad esempio, comprendere i punti di forza e le lacune esistenti nei processi, a prescindere dall’eredità aziendale, è fondamentale perché fornisce una solida base per le analisi e per prendere le decisioni su quali asset mantenere, migliorare o sostituire in futuro.

La tecnologia sta diventando sempre più integrata nelle operazioni aziendali, e questo la porta ad essere di per sé un fattore che apporta valore all’azienda. Questo è particolarmente accentuato nelle PMI, dove i problemi legati all’integrazione tecnologica possono diminuire il valore dell’azienda, aumentare i costi e portare a soluzioni di qualità inferiore, che possono persistere per anni. Mettendo la tecnologia al centro della PMI, le aziende possono evitare complessità e ritardi che ostacolano l’integrazione aziendale e la realizzazione degli obiettivi. Peraltro, molte delle azioni necessarie non sono né complesse né eccessivamente costose, ma richiedono un intervento tempestivo per evitare ripercussioni in futuro. In definitiva, adottare la giusta strategia, scegliere i giusti strumenti tecnologici, all’inizio di un processo di integrazione, è fondamentale per garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi della fusione.

TIM Management da anni si occupa di supporto alle aziende, fornendo consulenza strategica e soluzioni manageriali esperte alle imprese che vogliano intraprendere un percorso di crescita, anche in contesti di fusione o post-fusione aziendale. La sua rete di professionisti esperti dotati di una visione a lungo termine e di competenze multi-settoriali, rappresenta la soluzione ideale per supportare l’azienda nel percorso di trasformazione e cambiamento. Contattaci per costruire insieme un futuro aziendale vincente e durevole.

 

Sconfiggere l’arroganza in azienda: i 4 Pilastri della continuità aziendale

Il CEO e il board giocano un ruolo cruciale nella lotta contro ogni forma di arroganza e mancanza di etica in azienda. Lo fanno attraverso il loro comportamento, definendo i confini e le norme per il resto dell’organizzazione.

 

Oggi, i migliori manager seguono ciò che chiamiamo il principio della perpetuità, fungendo da custodi delle loro società e sviluppando imprese redditizie e sostenibili nel medio periodo. Sono manager che si concentrano sui risultati, assicurando che la sostanza trionfi sullo stile e l’apparenza e promuovendo un comportamento etico, il rispetto per gli altri, la modestia e la diligenza.

Per questo i CEO dovrebbero concentrarsi sui seguenti quattro pilastri e su come la loro azienda si posiziona rispetto ad essi:

 

1. Generare valore a lungo termine

Dare la colpa a fattori esterni, come un mercato poco ricettivo o altre situazioni contestuali, per giustificare performance non soddisfacenti da parte dell’azienda è una via fin troppo facile. Prima di puntare il dito, il vero leader dovrebbe guardarsi allo specchio e identificare ciò che crea valore in azienda e ciò che lo distrugge.

Il CEO e il suo team dovrebbero intraprendere regolarmente un processo di revisione strutturata e onesta del portafoglio aziendale per individuare eventuali unità in difficoltà o un calo dei principali fattori trainanti del valore, come la quota di mercato, il margine lordo e il posizionamento di prezzo.

Allo stesso tempo, si dovrebbero perseguire strategie volte ad ottenere una crescita organica del fatturato, senza considerare azioni esogene per accelerare la crescita, come comprare e vendere aziende o rami d’azienda pensando di compiacere il mercato e gli stakeholders. 

In definitiva, un’azienda prospera solo se riesce ad offrire ai suoi clienti prodotti o servizi migliori della concorrenza o con un miglior rapporto qualità prezzo  ed è in grado di rispettare le scadenze di consegna e distribuzione. I leader non dovrebbero mai dimenticare questi basics, indipendentemente dalla pressione dei mercati finanziari.

 

2. Promuovere una cultura aperta e critica

Incoraggiare i principali decisori aziendali a sfidare il buon senso comune e le abitudini consolidate è una scelta giusta, ma non sempre facile; per i CEO, spingere gli altri a mettere in discussione i loro piani e le loro convinzioni può essere un processo scomodo. Creare e mantenere un ambiente di lavoro in cui chiunque si senta libero di esprimere la propria opinione senza timore di ritorsioni o critiche è un obiettivo fondamentale per l’organizzazione che voglia migliorare il clima aziendale e le performance allo stesso tempo.

Ci sono diverse modalità per favorire un dialogo aperto e onesto. La più efficace per il CEO è accettare di mettere in discussione il modello di business esistente e le modalità operative dell’azienda. Un’altra è quella di condurre un esercizio in cui una parte del team operativo assume una visione sfidante, giocando il ruolo di avvocato del diavolo e mettendo in discussione lo status quo. E’ un role game che, attraverso la creazione di scenari alternativi, può stimolare la creatività e prevenire l’insorgenza di una staticità alla lunga dannosa.

 

3. Implementare la “Smart Simplicity” nella gestione del lavoro

Oltre a creare nuove visioni del futuro, i manager devono saper affrontare, in modo molto pratico e lineare, il modo in cui gestiscono e organizzano il lavoro del team. Troppo spesso, il CEO si imbarca una riorganizzazione aziendale che, nonostante le migliori intenzioni, porta solo a una proliferazione costosa e troppo complicata di strutture, processi e sistemi.

Ecco perché ciò che chiamiamo “smart simplicity” è così importante: minimizzare strutture, processi e sistemi e, al contempo massimizzare leadership, cooperazione e coinvolgimento. Non si tratta semplicemente di una riduzione arbitraria di complessità, ma piuttosto della consapevolezza che un eccesso di complessità può ostacolare l’innovazione, rallentare la presa di decisioni e compromettere la flessibilità aziendale.

Eliminare le procedure superflue, implementare i sistemi digitali e di automazione, attuare modelli organizzativi flessibili e ridurre i livelli gerarchici sono alcuni dei modi in cui questa strategia prende vita. E’ l’esatto contrario di un cambiamento superficiale, che in realtà inibisce la vera trasformazione; un modello organizzativo semplice e logico costringe i dirigenti a porsi alcune domande chiave: stiamo davvero cambiando in meglio quello che facciamo e il modo in cui lavoriamo insieme?

 

4. Diventare i custodi dell’azienda

I CEO dovrebbero essere consapevoli del loro ruolo nella comunità aziendale, dare l’esempio attraverso il loro comportamento e sforzarsi sia di fare bene che di fare del bene, per l’oggi e per il domani. 

Con l’importanza crescente di fiducia, sostenibilità e reputazione, i leader non possono più concentrarsi esclusivamente sul profitto e sui KPI; oggi hanno un ruolo più ampio che è quello di saper plasmare un futuro più resiliente e responsabile per l’azienda e la società che la circonda.

Le aziende possono contribuire al benessere delle comunità locali attraverso i loro prodotti e servizi, la creazione di posti di lavoro, l’istruzione e la formazione professionale. In questo contesto, infatti, la nascita delle B Corp (Benefit Corporations) e l’incremento dei progetti ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) rappresentano importanti sviluppi nel mondo degli affari, evidenziando un cambiamento verso una maggiore responsabilità sociale e la sostenibilità.

Le aziende sempre più di frequente inseriscono tra i loro obiettivi l’impegno a perseguire oltre il profitto anche obiettivi sociali e ambientali; si impegnano in modo aperto ed esplicito a bilanciare le esigenze degli azionisti con il contributo positivo alla società e all’ambiente. I progetti ESG si concentrano su criteri ambientali, sociali e di governance per valutare il rendimento e l’impatto di un’azienda al di là del semplice profitto; forniscono un quadro più ampio per valutare e migliorare le prestazioni aziendali in diversi settori, dalla riduzione delle emissioni di gas serra alla promozione di ambienti di lavoro che abbraccino i temi di Diversity & Inclusion.

 

Oltre a questi quattro punti fondamentali, è importante saper sviluppare percorsi strutturati di leadership e formazione. I CEO dovrebbero prevedere un rimescolamento del team esecutivo e percorsi di formazione e aggiornamento strutturati per i manager al fine di evitare il rischio di compiacenza e di favorire lo sviluppo di un ambiente di lavoro in cui siano incoraggiate le sfide allo status quo e la creatività.

 

In generale, le figure apicali dovrebbero sempre considerare il proprio mandato come a tempo limitato. Nessuno è al di sopra dell’azienda, neanche il suo più alto dirigente. Troppo spesso, gli amministratori delegati con lunghe carriere si legano a modus operandi che diventano rapidamente obsoleti nel frenetico mondo di oggi.

Sapere quando appendere le scarpe al chiodo è notoriamente difficile, che si tratti di affari, politica o sport. I leader più riusciti, attenti a non distruggere il lascito che hanno costruito, capiscono che non dovrebbero mai pensare di essere indispensabili o eterni.

Lo scopo essenziale di un’azienda è dare valore ai clienti e profitti agli azionisti in modo sostenibile e duraturo. Per avere successo i CEO dovrebbero sempre tenere in primo piano il Principio della Perpetuità, cercando di tenere l’azienda all’avanguardia e impegnandosi in una lotta implacabile contro l’arroganza e la mancanza di etica aziendale, che si può manifestare come avidità, autopromozione o elusione della realtà e dell’evoluzione del mercato.

Tim Management fornisce una rete di professionisti qualificati, pronti a guidare le aziende attraverso cambiamenti e sfide, consolidando così la ricerca di continuità e successo e favorendo la rotazione della leadership.

Contattaci per costruire una visione aziendale vincente e perseguire con successo gli obiettivi aziendali nel tempo.

Sette strategie vincenti per affrontare la trasformazione aziendale

Cosa funziona davvero quando si tratta delle trasformazioni aziendali al giorno d’oggi? Le sette azioni che abbiamo identificato indicano un approccio integrato per gestire con successo il cambiamento.

 

Le aziende moderne si trovano quotidianamente a fare i conti con un mondo in continua evoluzione, che richiede una spiccata capacità di gestione del cambiamento. Si tratta di un processo sempre più complesso e rischioso, che può comportare un’ingente perdita di valore, durante tutte e quattro le fasi della trasformazione: orientamento, pianificazione, implementazione e consolidamento.

Come evidenziato in una recente indagine di McKinsey, sono quattro anche gli elementi che sostengono il successo dell’organizzazione durante questi passaggi così delicati: volontà, competenza, rigore e ambito di applicazione.

Più precisamente, sono emerse sette azioni che consentono all’azienda di consolidare i miglioramenti delle prestazioni e ottenere un vantaggio competitivo rilevante durante un processo di trasformazione e cambiamento.

Esaminiamole nel dettaglio:

 

Volontà.

Rappresenta l’audace obiettivo di raggiungere il massimo potenziale dell’organizzazione;  per alimentare questa determinazione sono state individuate due azioni strettamente legate al successo della trasformazione:

  1. Favorire la comprensione e la condivisione degli obiettivi. I risultati dell’indagine indicano quanto sia fondamentale che i dipendenti capiscano il motivo per cui devono cambiare. Spetta , in primo luogo, all’azienda spiegare perché la trasformazione è necessaria; inoltre, è fondamentale chiarire le sue implicazioni per tutti i lavoratori di qualsiasi seniority, identificare gli stakeholder chiave per costruire il supporto interno e garantire che i leader condividano una storia di cambiamento coerente, ottenendo un allineamento generale agli obiettivi prefissati.

 

  1. Role modeling. Le figure apicali devono dare l’esempio e guidare i cambiamenti di mentalità e comportamento che si aspettano dagli altri durante la trasformazione. Per fare ciò, è necessario comunicare chiaramente e in modo coerente le aspettative e la direzione del cambiamento, nonché identificare gli “influenzatori” (cioè i leader a cui gli altri dipendenti si rivolgono per consigli, contributi o idee) e coinvolgerli come responsabili di importanti iniziative o traguardi. Ciò dimostra come il role modeling, per essere efficace, debba essere implementato a tutti i livelli.

 

Competenze.

Per garantire che l’organizzazione abbia le capacità necessarie per sostenere la trasformazione, lo studio riporta due principali azioni.

  1. Costruire competenze. Una volta ottenuto l’impegno verso i cambiamenti, è opportuno mettere in atto azioni adeguate a sviluppare le skill necessarie per il successo dell’azienda, comprese le abilità tecniche, di esecuzione, interpersonali e di leadership. In questa fase, è opportuno anche identificare eventuali lacune e sviluppare capacità direttamente collegate alla creazione di valore.
  2. Applicare le competenze. Durante la trasformazione, i lavoratori hanno bisogno di regolari opportunità per applicare quanto stanno apprendendo. Stabilire una cadenza di incontri settimanali per i dipendenti di tutte le categorie è un’ottima strategia per condividere i progressi nell’applicare i nuovi comportamenti e per monitorare l’attuazione delle iniziative; è una modalità adatta a garantire che le persone abbiano il giusto numero di occasioni per dimostrare ed esercitare le competenze che stanno sviluppando.

 

Rigore.

Anche la disciplina organizzativa nell’attuare rapidi cambiamenti necessità di due azioni

  1. Muoversi rapidamente per ottenere risultati tangibili. Il tempo è un fattore essenziale quando le aziende apportano miglioramenti funzionali agli obiettivi che la trasformazione mira a ottenere. Gran parte del valore che si ottiene in questo processo viene raggiunto nelle fasi iniziali. Per accelerare, i leader dovranno identificare ed eseguire rapidamente azioni correttive (ad esempio, sul pricing e su una gestione migliore delle spese) e farlo entro i primi sei mesi, creando una sorta di roadmap di sprint iterativi per sviluppare iniziative sempre più complesse.
  2. Integrare meccanismi di controllo e incentivazione. Altrettanto critica per la disciplina del cambiamento è l’attuazione di politiche e procedure innovative che riflettano e rafforzino i cambiamenti portati dalla trasformazione.Le aziende possono stabilire obiettivi correlati a revisioni annuali delle prestazioni, responsabilizzando i leader di progetto e collegando direttamente gli incentivi finanziari dei dipendenti ai risultati. 

 

Ambito.

Le trasformazioni con un’ampia portata tendono a rendere l’azienda più competitiva; è quello che si evince nell’ultima azione emersa dall’indagine.

Aspirare a un impatto olistico. Le aziende dovrebbero stabilire obiettivi audaci, tesi a migliorare le prestazioni in una vasta gamma di ambiti: finanziario-operativo o entrambi, cliente, dipendente, sociale-ambientale o entrambi, manifatturiero. Studi precedenti hanno dimostrato che gran parte del valore di una trasformazione è generato da queste iniziative mirate alla crescita, il che dimostra che affrontare entrambi i lati del conto economico aiuta l’organizzazione a raggiungere il suo pieno potenziale attraverso il cambiamento.

 

In conclusione, affrontare il cambiamento organizzativo richiede non solo una comprensione profonda delle strategie, ma anche l’accesso a risorse e competenze di alto livello.

In questo contesto dinamico, TIM Management si propone come il partner ideale per le aziende che cercano non solo consulenza strategica durante le trasformazioni, ma anche l’esperienza pratica di una rete globale di professionisti del temporary management. 

Contattaci oggi per avviare la tua trasformazione aziendale e aiutarti a mantenere performance di successo.

L’etica del lavoro sta cambiando: un comune denominatore tra generazioni diverse

Sono in atto cambiamenti epocali nell’approccio al lavoro che stanno ridefinendo radicalmente l’etica lavorativa, mentre le diverse generazioni – non basta più catalogare gli atteggiamenti nei confronti del lavoro basandosi su stereotipi generazionali – convergono su un comune denominatore.

 

I lavoratori più giovani rappresentano una parte sempre più significativa della forza lavoro, alcune stime indicano che entro il 2025 i membri della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) potrebbero costituire oltre il 25% della forza lavoro globale.

Per comprendere appieno la dinamica del cambiamento generazionale che sta attraversando il mondo del lavoro, bisogna spingersi oltre le convenzionali etichette generazionali. Quello che emerge dalle ricerche, è la sorprendente convergenza di ciò che le persone, indipendentemente dall’età, cercano sul posto di lavoro e le ragioni che li spingono a cambiare o abbandonare il proprio lavoro.

Le peculiarità cominciano ad emergere quando si tratta di creare le condizioni per trattenere i dipendenti più validi. Per i datori di lavoro, la sfida più difficile è quella di adattare le proprie strategie di retention alle esigenze specifiche della Generazione Z, che spesso si rivelano diverse rispetto alle generazioni precedenti e spiazzanti per chi si occupa di HR.

In questo contesto in continua evoluzione, emergono lezioni cruciali: abbandonare gli stereotipi generazionali, concentrarsi sui fattori che restano rilevanti – indipendentemente dall’età – e abbracciare un approccio più articolato per comprendere come tali fattori possano influenzare le decisioni individuali di rimanere o cercare altrove opportunità di lavoro e carriera. 

 

Le similitudini tra diverse generazioni

Nonostante le ipotetiche differenze generazionali riguardo le aspirazioni dei lavoratori, molti stereotipi basati sull’età, specialmente quelli riguardanti i membri più giovani della forza lavoro, si potrebbero in realtà rivelare leggende senza reale fondamento. 

Secondo i dati raccolti dalla ricerca di McKinsey, sebbene ci siano differenze nei tassi di abbandono tra i vari gruppi di età, le preferenze dei dipendenti sono sorprendentemente simili, soprattutto quando si tratta di considerare l’opportunità di lasciare il lavoro. 

Questo è un dato importante poiché significa che, sia le esigenze, che le motivazioni dei manager in cerca di un cambiamento nel proprio ruolo, indipendentemente dall’età, possono essere affrontate con una strategia comune.

Tra coloro che intendono cambiare lavoro, le motivazioni principali sono sorprendentemente simili tra tutti i gruppi di età: 

  • Compensazione insufficiente;
  • Mancanza di opportunità di sviluppo e avanzamento professionale;
  • Leadership poco empatica

Ancora più interessante è constatare che le ragioni principali per aver lasciato il proprio incarico precedente sono le stesse sia per i manager più giovani che per quelli più anziani. Questi sono anche i motivi citati da diverse fasce d’età per spiegare perché potrebbero in futuro decidere di abbandonare il loro incarico attuale.

Questi risultati ci confermano che è fondamentale comprendere e soddisfare queste esigenze comuni per mantenere una forza lavoro motivata ed efficiente, indipendentemente dalla generazione di appartenenza.

 

Strategie di attrattività

Per attirare nuovi talenti in azienda, le strategie più efficaci coinvolgono sia i “fattori fondamentali”, come la retribuzione e lo status, che i “fattori motivanti”, come il livello di responsabilità e autonomia e le opportunità concrete di sviluppo della carriera; tenendo ben presente che un gruppo di fattori non sostituisce l’altro e che entrambi devono essere presenti in maniera equilibrata. 

Questo vale in maggior misura per la Generazione Z, che considera i “fattori motivanti”, insieme alla flessibilità sul luogo di lavoro, come i più importanti quando si tratta di accettare un nuovo impiego. Rispetto ai dipendenti delle generazioni precedenti, i più giovani classificano la retribuzione come un fattore leggermente meno importante. E’ vero che una retribuzione equa e adeguata è sempre stata un fattore critico, ma nel contesto attuale, è probabile che tutti i lavoratori si aspettino una buona retribuzione come parte fondamentale del valore dell’offerta di lavoro. 

Ogni gruppo di età colloca la retribuzione adeguata, o lamenta la sua inadeguatezza, come un elemento nelle loro decisioni di impiego. 

Ma d’altro canto, la sola retribuzione non convincerà un lavoratore né a restare né a cercare altrove. Tuttavia, il margine di errore nell’under paying delle persone (o nella loro percezione di essere sottopagate) è ora molto più ridotto, specialmente con i migliori talenti di un’azienda, che potrebbero essere molto più propensi a cercare un nuovo impiego se non si sentono retribuiti equamente, a prescindere dall’età.

Le notevoli analogie tra le generazioni sembrano ribaltare le convinzioni tradizionali sulle differenze nella forza lavoro per età o generazione. Le ragioni per cui le persone lasciano il lavoro, inoltre, evolvono nel tempo, quindi non sarà più sufficiente, per i datori di lavoro, presumere che le ragioni per cui le persone hanno già lasciato il lavoro siano le stesse che in passato.

 

Giovani e passaggio generazionale d’impresa

Il passaggio generazionale nel management d’impresa è un processo fondamentale per trattenere i lavoratori più giovani – oltre che per mantenere la continuità aziendale. Per dimostrare ai giovani manager che c’è un futuro all’interno dell’azienda però, è essenziale investire nella loro formazione e crescita. 

Questo presuppone l’adozione, da parte di chi gestisce le risorse umane, di un approccio differente rispetto alla tradizionale traiettoria di carriera, che prevedeva di lavorare duramente, ottenere buoni risultati e scalare la gerarchia aziendale; oggi è importante considerare percorsi di carriera meno verticali e modalità differenti di valutare le performance, per garantire opportunità concrete di crescita dei dipendenti, all’interno dell’organizzazione.

Offrire strutturalmente opportunità per sviluppare nuove competenze o fare nuove esperienze, come lavorare su progetti critici o spostarsi lateralmente in nuovi ruoli, è la chiave per accelerare il processo di adeguamento della gestione strategica delle risorse umane. Questi “micro” traguardi possono fornire ai lavoratori più giovani non solo un percorso di carriera più dinamico, ma anche un feedback più immediato sul loro processo di crescita e una maggiore consapevolezza di essere apprezzati dall’azienda.

Grazie alla sua vasta rete di professionisti altamente qualificati e esperti in diversi settori, TIM Management è in grado di fornire alle aziende il supporto di interim manager esperti nella gestione del cambiamento che possono contribuire a creare un ambiente di lavoro più stimolante e ad accrescere le competenze dei manager più potenziali, motivandoli a rimanere nell’organizzazione. 

Questo diventa particolarmente rilevante in caso di passaggio generazionale per le aziende familiari, dove il manager a interim lavora per stabilire una relazione costruttiva tra il giovane successore e l’imprenditore, colmando il gap di competenze ed esperienza, con l’obiettivo di potenziare la competitività aziendale e garantire una continuità di successo all’impresa.

10 cambiamenti che stanno trasformando le imprese

La volatilità economica e l’instabilità geopolitica stanno scuotendo le imprese di tutto il mondo, ma sono i cambiamenti organizzativi a fare davvero la differenza.

Le imprese e i CEO si trovano di fronte a una svolta epocale, sulla quale l’approccio e l’adattamento dei team leader potrebbero avere un grande impatto. Organizzare l’azienda in modo da rimanere al passo con i mutamenti e, allo stesso tempo, renderla più resiliente è quello che ci si aspetta dai leader per arrivare al successo. Alcuni esempi concreti: trovare il giusto equilibrio tra il lavoro in presenza e quello in remoto, affrontare le questioni legate al benessere dei dipendenti e sviluppare nuove capacità istituzionali in un’epoca di cambiamento tecnologico accelerato, sono alcune delle sfide che si presentano ai leader e alle organizzazioni.

Prendendo spunto dal rapporto “The State of Organizations 2023” di McKinsey possiamo esaminare i cambiamenti in corso e valutare le soluzioni innovative proposte. Partendo da questa ricerca, analizziamo quali sono i 10 cambiamenti che stanno trasformando le imprese.

1. Aumentare la velocità di reazione per rafforzare la resilienza

Le aziende che sono in grado di riprendersi rapidamente e in modo proattivo dalle crisi possono ottenere notevoli vantaggi competitivi sul mercato. Questo perché, in un mondo caratterizzato da rapidi cambiamenti e incertezza, l’impresa che riesce ad adattarsi agilmente e ad anticipare le sfide future si troverà in una posizione migliore per crescere e portare risultati.

L’aumento della velocità del cambiamento impone la capacità di prendere decisioni rapide ed efficaci, di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e di implementare soluzioni innovative. D’altra parte, il miglioramento della capacità di resilienza richiede organizzazioni flessibili e robuste, in grado di affrontare gli imprevisti con una struttura solida e una mentalità flessibile, orientata all’adattamento.

2. Trovare l’equilibrio tra lavoro in presenza e da remoto

Se c’è qualcosa che la pandemia ci ha lasciato è che circa il 90% delle aziende ha adottato modelli di lavoro ibridi, consentendo ai dipendenti di lavorare da luoghi esterni all’ufficio per una parte o gran parte del tempo. Questo approccio combina i vantaggi del lavoro in presenza con quelli del lavoro da remoto, creando un equilibrio che risponde, allo stesso tempo, alle esigenze dei dipendenti e dell’impresa stessa. Per raggiungere questo equilibrio, è fondamentale che le aziende si dotino di una struttura organizzativa flessibile e di piattaforme tecnologiche adeguate per ottimizzare le attività che possono essere svolte in modo più efficace in presenza e quelle che possono essere gestite in modo efficiente in remoto.

3. Aprire la strada all’Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale non rappresenta solo un’opportunità per potenziare l’operatività aziendale, ma può anche essere utilizzata per costruire organizzazioni migliori. Le aziende più accorte utilizzano già strumenti di Intelligenza Artificiale per migliorare i processi e il lavoro dei team e apportare cambiamenti ai progetti più rapidi e basati sull’analisi dei dati. L’AI ha il potenziale di automatizzare compiti ripetitivi e ridondanti, consentendo ai dipendenti di concentrarsi su attività di maggior valore aggiunto, aumentando la produttività e l’efficienza.

4. Trovare nuovi modi di essere attrattivi

L’approccio, sia nei confronti del lavoro che sul lavoro, sta subendo dei mutamenti non irrilevanti. Le persone sono sempre più alla ricerca di un lavoro che soddisfi i loro bisogni personali e che rispecchi i loro valori e interessi; divengono via via più centrali i temi di flessibilità, equilibrio tra vita professionale e personale, opportunità di crescita e sviluppo, ambiente di lavoro inclusivo e cultura aziendale. Le aziende possono rispondere a queste esigenze adattando le proposte di valore per i dipendenti alle preferenze individuali, in modo da colmare il divario tra ciò che i lavoratori di oggi desiderano e ciò di cui le aziende hanno bisogno.

5. Colmare il divario nelle competenze

Le aziende spesso inseriscono elementi tecnologici o digitali nei loro processi senza possedere le competenze organizzative e personali adeguate per integrarli e utilizzarli al meglio. Per ottenere un vantaggio competitivo, le organizzazioni hanno necessità di costruire team che all’interno abbiano competenze digitali e tecnologiche, oltre che manageriali: un insieme integrato ed equilibrato di persone, talenti, processi e tecnologie che permetta ai team di operare in maniera più efficace e veloce, rispetto alla concorrenza.

6. Allocare le risorse umane con attenzione

E’ stato evidenziato che tra il 20 e il 30% dei ruoli critici per l’attuazione dei piani operativi e strategici non vengono affidati alle risorse più adeguate; questo significa che alcune aziende rischiano di mettere a rischio il proprio successo a causa di una gestione inefficiente dei talenti. Per evitare tale scenario, i team leader devono saper scegliere le risorse da assegnare ai ruoli più critici in maniera oculata e strategica, identificando i professionisti più competenti e assegnandogli i ruoli chiave per garantire una crescita sostenibile e un vantaggio competitivo nel mercato.

7. Ricercare uno stile di leadership consapevole e fonte di ispirazione

Le rigide strutture gerarchiche di qualche anno fa stanno sempre più velocemente cedendo il passo a nuovi approcci di leadership che permettono alle persone di lavorare in modo più efficace, superando i limiti tradizionali. L’abbandono delle gerarchie e l’adozione di organizzazioni basate su reti di team autonomi, caratterizzate da trasparenza, fiducia e collaborazione, offre alle aziende un modello innovativo, flessibile e potente.

In questo scenario, il ruolo dei dirigenti di alto livello si evolve in quello di catalizzatori. Non più semplici detentori di potere, ma leader responsabili, in grado di stimolare e guidare i team, promuovendo la connessione, il dialogo e la cooperazione, al di là delle tradizionali barriere organizzative.

8. Adottare diversità, equità e inclusione

Adottare politiche e pratiche che promuovano una maggiore diversità e inclusione per fare progressi tangibili, sia all’interno delle aziende che nella società. Quest’ottica comporta l’adozione di programmi di reclutamento più inclusivi, l’implementazione di politiche di promozione basate sul merito e sulla misurazione oggettiva delle performance e la creazione di un ambiente di lavoro in grado di accogliere e valorizzare le differenze tra individui.

9. Investire sul benessere psicologico

Molte aziende in tutto il mondo stanno iniziando ad offrire programmi di welfare ai propri dipendenti, nonostante questo, le valutazioni complessive riguardo l’attenzione alla salute e al benessere dei dipendenti restano deludenti. È necessario che le aziende concentrino i propri sforzi nell’affrontare sistematicamente le cause dei problemi di salute fisica e mentale che emergono nell’organizzazione e dedicare la massima attenzione al benessere del personale; soluzioni occasionali o incrementali non sono quasi mai sufficienti ad ottenere risultati significativi che si possano riflettere su un miglioramente complessivo e avvertibile del benessere all’interno dell’azienda.

10. Potenziare l’efficienza per andare oltre la gestione della crisi

In un mondo aziendale in continua evoluzione e sempre più competitivo, massimizzare l’efficienza è diventato un obiettivo fondamentale. Non si tratta solo di “fare di più con meno”, ma di lavorare in modo intelligente, ottimizzando i processi, eliminando sprechi e focalizzando gli sforzi sulle attività che generano il maggior valore.

I leader devono saper sfidare lo status quo e adottare una mentalità orientata all’efficienza. Ciò significa identificare i punti critici in cui è possibile ottenere il massimo impatto con le risorse disponibili e concentrarsi su di essi. Potrebbe significare rivedere le strategie di allocazione delle risorse, investire in tecnologie innovative per automatizzare i compiti ripetitivi o promuovere la collaborazione e la condivisione delle conoscenze tra i dipendenti.

In momenti come questi, un Interim Manager può agire come un vero e proprio mentore all’interno dell’azienda e fornire una guida verso i 10 cambiamenti più significativi per le imprese in questo momento di cambiamento.

TIM Management è pronta a offrire alle PMI il supporto di Interim Manager esperti che, grazie alla loro provata esperienza e competenze verticali nei settori di riferimento, possono facilitare l’implementazione di strategie vincenti e garantire il successo dell’impresa nel medio-lungo periodo.

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