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PNRR e imprese: il ruolo dell’Interim Manager e il suo apporto alle PMI

di Tim Management

Con gli stanziamenti previsti dal PNRR si aprono le porte a numerose opportunità per le PMI in ambito digitale, per la transizione ecologica, per le politiche di inclusione sociale e per l’innovazione.

 L’Italia è il principale beneficiario del programma di finanziamento europeo, con una dotazione di fondi per 191,5 miliardi di euro, suddivisi tra prestiti e sovvenzioni.

Restano da approfondire gli aspetti pratici necessari a cogliere questa grande opportunità; ad esempio come strutturare l’azienda per valorizzare al meglio le risorse europee, tema complesso per l’imprenditore medio italiano abituato ad una governance aziendale fortemente improntata a una conduzione familiare.

 Una recente indagine di Unioncamere segnala come solamente un’impresa su tre sia pronta a tradurre in progetti concreti le opportunità offerte dalle risorse finanziarie che il PNRR destina al sistema produttivo.

Il problema, che riguarda soprattutto le PMI medio-piccole, non riguarda solo la scarsa sensibilizzazione sul tema, ma anche la carenza di competenze manageriali e la sotto-managerializzazione delle nostre aziende, problemi particolarmente severi in relazione all’aumento della complessità gestionale e organizzativa, all’interno e all’esterno delle imprese, legata alle attività legate ai fondi del PNRR.

 Bisogna quindi affrontare il tema del rafforzamento manageriale: servono competenze di alto livello, e servono in tempi brevi e soprattutto servono risorse capaci di agire ed incidere velocemente sul tessuto delle PMI.

In questo contesto, le PMI devono prendere coscienza dell’importanza delle competenze e dell’affiancamento nella governance di manager specializzati, come strumento utile per accrescere internamente le competenze ed introdurre know-how; servono competenze di alto livello immediatamente operative e con la capacità di operare in contesti differenti, contribuendo allo stesso tempo ad accrescere le capacità delle persone, che saranno poi in grado di svolgere mansioni e raggiungere obiettivi in modo più efficace ed efficiente. 

L’interim manager può essere la soluzione migliore per le PMI che hanno potenziale di crescita, ma non sono ancora nella condizione di poter  investire in una risorsa esperta da inserire a tempo pieno in organico.

Gli imprenditori medio-piccoli sono sempre più attratti dalla flessibilità gestionale offerta dall’interim management, ma al contempo sono confusi sulle sue corrette modalità di utilizzo, sebbene la conoscenza che le PMI hanno dello strumento sia cresciuta nel tempo.

Rimangono quindi barriere all’entrata di tipo fiduciario, soprattutto per le PMI, in quanto è ancora oggettivamente difficile che, sulle scelte strategiche e in generale sulla gestione l’imprenditore accetti di delegare in maniera sostanziale le proprie prerogative ad un manager “di passaggio”. L’esistenza di una forte unitarietà e promiscuità di gestione tra interessi familiari e interessi aziendali comporta una minore possibilità di impattare sulla gestione dell’impresa, da parte di soggetti esterni.

 Parlando di aree di intervento in azienda, l’imprenditore tende a vedere e a privilegiare quelle con un più immediato impatto sul conto economico. Questo può risultare problematico nel contesto dell’implementazione di azioni di medio / lungo periodo quali quelle richieste dal PNRR. Esistono aree critiche in cui può rivelarsi necessario ricorrere al supporto di un manager che operi da vero e proprio coach dell’imprenditore o del management presente in azienda.

È utile quindi che L’interim manager si occupi e si focalizzi sulla gestione e sull’ottimizzazione di una singola area funzionale critica per la crescita, come l’aspetto finanziario o la gestione delle risorse umane. 

Anche le piccole imprese, quelle con un fatturato sotto i 10 milioni, si avvicinano sempre di più all’utilizzo di Interim Manager esperti, soprattutto grazie alla creazione di progetti gestiti in part time, dal momento che un manager full time potrebbe risultare ridondante, sia in funzione dei tempi che dei costi.

In quest’ottica è possibile dispiegare sul campo team di interim manager che andranno a comporre veri e propri CdA virtuali, come già in uso da anni nei mercati stranieri (Germania, USA, Regno Unito). Ad oggi sono molti i manager disponibili sul mercato, molti di loro provengono da grandi gruppi, anche internazionali e questo potrebbe creare un disallineamento qualitativo e culturale con le competenze necessarie per lavorare e gestire le necessità di una PMI.

Si è di recente espresso sul tema della convivenza tra manager e imprenditore Matteo Manzardo (Vice Presidente Vicario Confimi Industria Gruppo Giovani),: “da un lato le PMI devono prendere coscienza dell’importanza di essere affiancati da manager competenti, d’altro lato la classe manageriale deve uscire dalle teorie dei grandi manuali e adattarsi in mondo sartoriale e su misura per le esigenze delle PMI”.

 Da tenere inoltre sempre in considerazione il tema del passaggio generazionale: Confimi, sottolinea interessanti, e in alcuni casi, inattese, evidenze:

 

  • 1 giovane imprenditore su 3 (il 33,9%) ha pensato di vendere o cedere l’attività; 
  • 1 su 4 lo farebbe se fosse l’unico titolare;
  • Il 37,3% ha effettuato una fusione;
  • Il 28%, ispirato a innovativi modelli di relazioni industriali, ha pensato di creare una compartecipazione societaria con i collaboratori attualmente dipendenti.

 

In questo caso le aree critiche sono legate ad una incorretta gestione del passaggio generazionale, infatti, spesso la leadership dei giovani non viene riconosciuta dai collaboratori e dagli stakeholder, o peggio, viene minata dal predecessore, che non riesce a delegare o lasciare l’autonomia decisionale a chi potrebbe saperne di più su tematiche “nuove” come quelle in ambito digitale, tecnologico ed ambientale. 

L’indagine evidenzia un punto molto importante e molto sottovalutato: 9 giovani imprenditori su 10 ritengono infatti che il passaggio generazionale sia da affrontare anche tra i dipendenti.

 Le aspettative che il PNRR genera presso le aziende italiane sono quindi molte. È importante ricordare che una parte di fondi inutilizzati verrà re-distribuita in Europa e c’è da auspicarsi che non accada come con i fondi europei precedentemente stanziati di cui il nostro paese è riuscito ad utilizzare solo il 40%.

 

In conclusione, il PNRR richiede capacità tecniche, gestionali e risorse umane specializzate per essere gestito al meglio, richiede uno spirito innovativo, per accedere alla risorse stesse, in termini di bandi e burocrazia.

L’utilizzo di un Interim Manager esperto potrebbe permettere un passo in avanti a tutto il tessuto produttivo e dei servizi. TIM Management, con il suo ampio network di manager esperti,  selezionati nel tempo ed con esperienza in ogni settore, può aiutare l’imprenditore a individuare soluzioni innovative e formule di business alternative e adeguate alla situazione e alle opportunità presenti e lo può fare contando sull’esperienza di oltre 500 incarichi in 35 anni di attività; incarichi che sono stati operati in larghissima maggioranza proprio presso le PMI, costruendo nel tempo una cultura di interim management tagliata su misura sulle esigenze e sulla cultura dell’impresa italiana.

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