Il futuro non è più quello di una volta? Il CEO deve saperlo affrontare con successo

Il mondo di oggi, ma soprattutto il futuro di domani, richiedono agli imprenditori e ai CEO di avere non solo capacità di resilienza specifiche per la propria azienda ma di saper ampliare il proprio sguardo e il proprio bagaglio di competenze per prepararsi alle sfide dell'era post-COVID-19.

Il futuro non è più quello di una volta? Il CEO deve saperlo affrontare con successo

Il mondo di oggi, ma soprattutto il futuro di domani, richiedono agli imprenditori e ai CEO di avere non solo capacità di resilienza specifiche per la propria azienda ma di saper ampliare il proprio sguardo e il proprio bagaglio di competenze per prepararsi alle sfide dell’era post-COVID-19.

 

Nel corso della pandemia, le aziende si sono ampiamente adattate, spesso con successo, a nuovi modi di lavorare, abbracciando la digitalizzazione e riorganizzando le loro catene di approvvigionamento. Tutto questo è stato necessario, ma oggi non è più sufficiente.

Il futuro prossimo della leadership, nella “nuova normalità”, presuppone prontezza e disponibilità nel ripensare il modo in cui si opera e persino il motivo per cui si esiste: è necessaria la capacità di fare un passo indietro, considerando con mente aperta una prospettiva più vasta, per disegnare l’azienda del futuro e saper trovare le corrette strategie di crescita e sviluppo. 

Gli anni precedenti hanno rivelato e accelerato una serie di tendenze che avranno un ruolo sostanziale nel plasmare la futura economia globale.

5 punti chiave da affrontare, anche nella propria Impresa

Secondo i dirigenti globali intervistati da McKinsey, esistono cinque capisaldi da considerare come stella polare mentre si cerca di rafforzare le proprie difese e guadagnare terreno sui rivali:

 

  • Centrare le strategie sulla sostenibilità. Per quanto possa sembrare ripetitivo dirlo, la sostenibilità deve essere affrontata in modo sistemico, così come è avvenuto recentemente per la digitalizzazione, perché solo così potrà diventare un’importante fonte di vantaggio competitivo a lungo termine. Una possibilità concreta potrebbe essere quella di investire in tecnologie che assorbono carbonio dall’atmosfera (la cosiddetta “Carbon Capture and Storage”).
  • Trasformarsi con il Cloud. Software, database, server e reti: il potenziale del cloud per aumentare la creazione valore nel processo di innovazione è sempre più chiaro, ma ora le sue capacità sono diventate realtà, consentendo velocità e scalabilità impensabili anche solo qualche anno fa. Entro il 2030, potrebbero essere messi in gioco più di un trilione di dollari di investimenti ed è probabile che i primi innovatori potranno avvantaggiarsi in maniera significativa rispetto alla concorrenza.
  • Formare i propri dipendenti. Il talento dei propri dipendenti è la risorsa naturale più importante e le aziende leader stanno dimostrando di sapere come svilupparlo e trarne un vantaggio competitivo. Allenano e responsabilizzano piccoli team; distribuiscono il talento in base alle competenze e non alla gerarchia; e colmano le lacune attraverso la formazione e lo sviluppo. In conclusione: una migliore esperienza e un maggior coinvolgimento dei dipendenti  portano a risultati migliori.
  • Anticipare i cambiamenti con velocità. Se la pandemia ha costretto molte organizzazioni a muoversi rapidamente, ora la necessità è quella di pensare alla velocità come a un muscolo da sviluppare e mantenere, integrandola nell’organizzazione e investendo consistentemente in nuove tecnologie di collaborazione e gestione dei processi.
  • Agire con un ‘purpose’. Gli stakeholders e i dipendenti, in particolare, vogliono che le aziende con e in cui operano abbiano un purpose – uno scopo da raggiungere – e che quest’ultimo sia motivante e socialmente positivo. I dipendenti se ne andranno se non lo troveranno. Le aziende che agiscono con uno scopo hanno maggiori probabilità di generare valore a lungo termine e le persone si aspettano che le imprese facciano di più in campo sociale e per la sostenibilità; per questo gli amministratori delegati devono considerare attentamente questo aspetto e saper cristallizzare il ‘purpose’ aziendale in modo da poterlo comunicare con efficacia, all’interno e all’esterno dell’azienda.

 

In sintesi, le PMI, ma anche le grandi corporate, non assomiglieranno, o almeno non dovrebbero assomigliare, a quelle esistenti nel 2019: dovranno essere più flessibili, meno gerarchiche e operare in modo più diversificato. 

Il modo in cui queste cinque priorità vengono implementate possono variare da azienda ad azienda; alcune saranno più importanti di altre, a seconda del mercato, del settore e della posizione competitiva dell’azienda.

 

Per questo motivo TIM Management offre alle PMI il supporto di CEO Interim esperti che, grazie alla loro esperienza sviluppata in situazioni analoghe e a competenze verticali sui settori di riferimento, possono facilitare l’implementazione di una strategia vincente e garantire la sopravvivenza dell’impresa nel medio-lungo periodo. 

Da più di 30 anni il servizio messo a disposizione è veloce, con contratti flessibili e costi che non appesantiscono il conto economico; l’inserimento di un CEO Interim concorre ad aumentare il bagaglio di competenze e capacità dei manager interni che, dopo un periodo di affiancamento produttivo, riprenderanno con efficacia in mano le redini del business.

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Il Work Well-being Manager pone l’essere umano al centro della gestione delle Risorse Umane

La transizione digitale sta facendo uscire di scena l’essere umano? Tutt’altro: lo sta rimettendo al centro grazie alla richiesta di una maggiore attenzione al benessere sul posto di lavoro.

 

Nella Società 5.0 (concetto nato in Giappone nel lontano 2016), la coesistenza uomo-macchina è la chiave per potenziare l’industria; per questo nel futuro prossimo, è necessario preparare i manager a prevenire e ridurre lo stress da lavoro, e poter gestire sempre più efficacemente il personale aziendale. 

La funzione del manager HR sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella definizione della strategia aziendale. In un contesto dove le esigenze dei talenti sono sempre più articolate e differenziate, le Risorse Umane sono chiamate a guidare il cambiamento per evitare che le aziende ne vengano travolte.

È molto difficile per le imprese, soprattutto se manifatturiere, fare propri questi messaggi, ma i progetti di espansione e di crescita devono necessariamente partire da qui: well-being anche negli ambienti di lavoro, smart-working, strumenti di welfare, employer branding e comunicazione costante dei valori aziendali.

Nasce così l’esigenza di inserire nell’organizzazione una figura professionale inedita con l’obiettivo di fissare nuovi standard nel campo del benessere sul posto di lavoro: il Work Well-being Manager.

 

Il manager del futuro

Per l’azienda che si confronta con scenari sempre più inediti e sfidanti è necessario sviluppare una grande capacità di resilienza per essere in grado di affrontare le nuove sfide con gli strumenti e il team adeguati. In questo contesto mutevole il board, o l’imprenditore stesso, debbono saper cogliere tempestivamente i segnali che evidenziano un cattivo stato di salute dell’azienda, prima che sia troppo tardi.

Ma come deve essere un manager resiliente? Quando un Manager esperto viene inserito in una realtà aziendale in sofferenza è in grado di capire immediatamente quali leve possono aiutare i vertici aziendali a identificare soluzioni innovative e formule di business alternative, adeguate alle situazioni e alle opportunità che l’azienda si trova ad affrontare. Per questo, è fondamentale che il Manager del futuro abbia un approccio proattivo; ovvero che sappia identificare le azioni che i manager interni possono operare al fine di ridurre i fattori di crisi e di stress nei lavoratori e nell’azienda.

Visto il forte aumento di problemi personali legati all’ambito lavorativo è sempre più opportuno identificare una figura responsabile del benessere dell’organizzazione: il Work Well-being Manager; un Manager incaricato a garantire che le condizioni di lavoro quotidiane siano eque e il più possibile salutari per ogni persona di un’azienda, in modo che la qualità complessiva della vita sul lavoro migliori all’interno dell’organizzazione.

 

Il profilo professionale del Work Well-being Manager

Il Work Well-being Manager (WWM) può essere descritto come un manager delle Risorse Umane che lavora come supervisore di tutti i manager e dei coordinatori sul posto di lavoro, concentrandosi sugli aspetti che coinvolgono il benessere dei dipendenti e le relazioni tra loro.

Per capire meglio le competenze e le abilità chiave che il WWM dovrebbe possedere e padroneggiare, è opportuno partire dal quadro generale delle competenze di un manager HR: 

 

  • Comunicazione. Le capacità di comunicazione sono essenziali per il manager delle risorse umane, soprattutto quando si tratta di interagire efficacemente con i fornitori esterni, i leader sindacali, i funzionari pubblici, i dipendenti, i potenziali dipendenti e i colleghi. Il manager delle risorse umane sa perfettamente adeguare i contenuti e lo stile della comunicazione al pubblico e alla situazione.
  • Pensiero analitico e critico. Un HR manager deve saper analizzare con competenza tutti i processi decisionali con un potenziale impatto sulle performance, anche in aree differenti. La capacità di analizzare le situazioni e vedere le implicazioni delle decisioni da una prospettiva critica è particolarmente utile per i manager HR. Essi sono anche chiamati a rappresentare l’azienda in questioni che riguardano controversie di lavoro, il che significa che devono essere in grado di far valere in tutte le sedi le ragioni dell’azienda.
  • Capacità di costruire relazioni. Creare un team di lavoro coeso, per raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione e sostenere lo sviluppo della forza lavoro, è una delle competenze professionali più importanti per un manager responsabile delle risorse umane. Creare rapporti interpersonali e trasmettere credibilità ai dipendenti è fondamentale per il successo di un HR manager e, di conseguenza, dell’azienda stessa.
  • Qualità di leadership. Essendo responsabili della creazione di piani strategici per l’organizzazione e per la forza lavoro complessiva, gli HR manager devono possedere abilità di leadership, in particolare nel disegnare e gestire il piano strategico per il team gestionale dell’azienda, anche in presenza di manager di livello gerarchico superiore al proprio.

 

A queste competenze di base, per un WWM, si devono aggiungere specifiche conoscenze, skills e competenze.

 

  1. Le conoscenze si riferiscono alle aree di organizzazione, istruzione, management, leadership ed occupational health psychology; ovvero quell’area interdisciplinare della psicologia che si occupa della salute e della sicurezza dei lavoratori.
  2. Le skills sono classificate come: individuali, di team e organizzative; sono skills relative alla capacità di fornire all’organizzazione struttura e meccanismi operativi efficaci, in particolare identificando le priorità e le deleghe necessarie al buon funzionamento dell’organizzazione, garantendo a tutti i dipendenti responsabilità chiare e autonomia nello svolgimento dei compiti.
  3. Le competenze manageriali richieste sono professionali, ma anche e soprattutto sociali e personali.

 

La figura professionale del Work Well-being Manager è sicuramente nuova e nasce con l’obiettivo di fissare standard elevati nel campo del benessere sul posto di lavoro. Può essere una figura manageriale separata o essere integrata nelle responsabilità del HR Director.

Il ruolo del manager delle Risorse Umane o più specificamente, del WWB manager, non è solo quello di essere un buon comunicatore verso i dipendenti ma anche quello di saper agire efficacemente come intermediario tra i dipendenti e i manager. 

La creazione della cultura del benessere è orientata ai risultati: sono gli uomini e le donne del management team che fanno succedere le cose in azienda e che quindi diventano gli artefici e i motori del cambiamento.

 

In conclusione, l’allineamento del team manageriale all’obiettivo è fondamentale e permette all’azienda di fare il salto di qualità, migliorando non solo il benessere ma anche l’engagement dei dipendenti, la formazione, la capacità di leadership e la cultura del rispetto dell’individuo e della sostenibilità nel business.

Per attivare il cambiamento può essere opportuno inserire un Interim Manager che si occupi del benessere del personale, oltre che supportare la gestione delle risorse umane. Questa è una soluzione particolarmente indicata per tutte quelle PMI in difficoltà che spesso non riescono a riconoscere gli errori commessi, o che raramente hanno nella loro organizzazione le competenze adeguate ad affrontare i periodi di crisi, discontinuità e stress.

 

Per questo motivo TIM Management offre il supporto di Manager HR ad Interim con esperienza nel settore, che hanno già vissuto e superato con successo situazioni analoghe, e che sono in grado di fornire una vera e propria guida a tutte quelle aziende che hanno bisogno di gestire transazioni e ristrutturazioni dell’ufficio del personale esistente, o di disegnare e avviare diversi progetti che riguardino il personale (i.e. welfare aziendale, regolamenti, lavoro agile, comunicazione interna), o aspetti meramente organizzativi, anche in tempi brevissimi.

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