Il nostro team

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Scopri l’Interim Management, uno strumento prezioso che rimane ancora poco conosciuto in Italia

L’attuale scenario economico si presenta sempre più incerto e sfidante per le imprese e fortemente condizionato da fattori esogeni, non controllabili da parte di imprese e imprenditori e spesso anche difficilmente prevedibili nel loro sviluppo. Le imprese sono così obbligate ad essere sempre più reattive ai cambiamenti e pronte a riorientare obiettivi e strategie in tempi rapidi e con il minor impatto economico possibile.
Ma le organizzazioni aziendali devono essere nella condizione di poter affrontare i cambiamenti in modo rapido, senza dover rinunciare alle performance e al raggiungimento degli obiettivi. Per questo molte organizzazioni, tradizionalmente solide e ben strutturate, si trovano nella difficoltà di formulare strategie e piani efficaci, in presenza di un profilo non adeguato del management o in assenza di skills ed esperienza necessarie per gestire con successo il cambiamento.
Ricorrere all’Interim Management può essere la risposta migliore all’esigenza di cambiamento e al gap di competenze interne. Gli Interim Manager sono in grado di offrire soluzioni flessibili in ambito manageriale, si propongono come professionisti di alta levatura per un periodo di tempo limitato, con un contratto di consulenza a tempo determinato. Reclutare manager temporanei offre alle società benefici tangibili, quali la loro disponibilità tempestiva, alte qualifiche ed esperienze consolidata. Profili che sono anche in grado di offrire un supporto di formazione e sviluppo alle risorse manageriali già presenti in azienda, in una fase critica come quella dei processi di cambiamento.

 

Interim Management: alcuni dati

La ricerca annuale di INIMA, il network internazionale delle associazioni di Interim Manager, offre lo spunto per un confronto tra l’Italia e gli altri paesi europei.
A gennaio 2023 ben l’86% degli Interim Manager italiani stava svolgendo un incarico, il dato più alto in Europa, dove si registra un dato del 73% medio. È un dato che potremmo considerare strutturale; infatti, la ricerca mostra che ben il 62% degli Interim Manager italiani intervistati risulta occupato con un contratto part-time, dato nettamente superiore alla media europea (26%) e a paesi come la Germania (19%) e la Francia (8%). Da sottolineare anche la crescita esponenziale di questo dato che è passato in un anno dal 40 al 62%, grazie all’esplosione dell’utilizzo di interim manager fractional. Sono dati che in buona parte si possono giustificare esaminando la struttura dell’impresa italiana, composta da migliaia di PMI di dimensioni ben più contenute rispetto agli altri grandi paesi europei. Infatti il 58% degli Interim Manager del nostro paese sono impiegati in aziende con meno di 100 dipendenti, contro il 28% della media europea, l’11% della Germania e il 18% della Francia. È una fotografia dell’impiego degli Interim Manager in Italia posizionati in PMI di dimensioni medio / piccole con un incarico part time o fractional.
Il profilo anagrafico dell’Interim Manager in Italia non si discosta molto da quello europeo: è un manager di 57 anni (in linea con l’Europa), ancora poche le donne, solo l’8% del totale ma sono poche anche in Europa, l’11%.
Un dato per certi versi sorprendente e innovativo è la contrazione dei ruoli di general management e C-Level che, pur rimanendo di gran lunga i più frequenti per gli Interim Manager, sono scesi al 59% in Europa con un calo italiano ancora più deciso che ha portato i C-Level dal 75% del 2020 al 55% del 2022. Un calo davvero brusco che in parte è stato compensato dalla crescita degli incarichi di Project Management, saliti dal 13 al 20%, e che testimonia un livello di incarichi tendenzialmente meno apicale nel nostro paese.

Gli Interim Manager, in Italia e in Europa, sono chiamati soprattutto per la Gestione del cambiamento, seguito dall’ottimizzazione dei processi e dai ruoli di general management. Il job profile più frequente rimane quello di C-Level, soprattutto CFO e COO, seguito dai CEO e General Manager.
Il canale prevalente di ricerca e reclutamento degli Interim Manager europei rimane il network personale dell’imprenditore e / o dei suoi advisor ma c’è da registrare l’ottima progressione delle società di Interim Management con il 32% degli incarichi, in crescita esponenziale rispetto al 20% del 2021.
Per concludere uno sguardo al futuro: l’utilizzo di Interim Manager in Europa è da molti trimestri in crescita; citiamo i recenti report di KPMG e REC pubblicati in UK che mostrano una tendenza consolidata verso il reclutamento di interim a livello manageriale, a scapito delle assunzioni a tempo indeterminato. Il mercato del lavoro manageriale spinge molte aziende ad aumentare l’utilizzo del talento temporaneo o a cominciare a considerare seriamente questa alternativa. Può essere molto più conveniente ed efficace in un mercato incerto affidarsi a risorse flessibili e molto esperte.

Anche nel nostro paese cresce l’utilizzo di Interim Management, ma la conoscenza di questo strumento è meno diffusa e consolidata, rispetto ad altri paesi europei. TIM Management, che dal 1987 fornisce risorse manageriali esperte per incarichi temporanei, ha aggiornato la sua ‘Guida all’Interim Management’, uno strumento prezioso per conoscere l’Interim Management, quali sono i vantaggi del suo utilizzo per imprenditori e aziende e quando è opportuno considerare questa soluzione per le organizzazioni aziendali.

Scarica la Guida all’Interim Management

 

Domenico Costa è il Presidente e uno dei fondatori di TIM Management, dove si è occupato di numerosi interventi di ristrutturazione aziendale. Durante la sua carriera ha operato come Advisor di fondi e come Amministratore Delegato di importanti realtà industriali. Ha gestito acquisizioni di Aziende in diversi settori industriali.

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Trasformare la leadership per trasformare le imprese

Plasmare nuovi modelli di business al fine di sfruttare al meglio tutte le opportunità e le risorse disponibili, può rappresentare una svolta radicale per molte imprese. Questa trasformazione implica l’adozione di prospettive strategiche più allargate, mirate all’esplorazione di nuove possibilità, di nuove forme di organizzazione e di gestione della leadership, allontanandosi dai modelli di leadership più tradizionali, caratterizzati da gerarchie rigide e da decisioni centralizzate, e abbracciando un approccio più flessibile, che incoraggi la collaborazione, l’innovazione e l’adattamento continuo.

Le imprese più brillanti hanno compreso che l’approccio del passato – ovvero quello legato alla massimizzazione dei dividendi per gli azionisti e volto a mantenere la stabilità di risultati e organizzazione, senza considerare l’impatto delle decisioni e delle attività su ambiente e società – non è più adeguato a fronteggiare la complessa situazione attuale; in particolare per quanto concerne le numerose sfide che la società e gli individui costantemente pongono alle aziende e che devono necessariamente essere prese in considerazione.

Un processo di trasformazione aziendale ha sempre un coefficiente di complessità elevato, anche quando l’azienda è una PMI o è nata con un approccio innovativo. Abbiamo già parlato in uno dei nostri ultimi articoli di come i processi di trasformazione ben strutturati devono svilupparsi in modo progressivo, portando così ogni membro dell’azienda a riconoscere che la trasformazione individuale e collettiva può solo comportare benefici.

Questa trasformazione richiede un grande sforzo ai CEO – indipendentemente dal fatto che si tratti di amministratori con un ruolo principalmente orientato alla pianificazione o che abbiano conservato responsabilità esecutive – poiché dovranno diventare autentici architetti, in grado di plasmare nuovi modelli di business e sistemi, sfruttando al massimo l’abbondanza di opportunità e di risorse disponibili.

Per molti Team Leader, questo nuovo approccio può rappresentare una rivoluzione totale nello stile di leadership e nel contenuto del loro lavoro, che si trasforma, passando dall’esecuzione e ottimizzazione di tattiche consolidate a una riflessione strategica profonda, votata all’esplorazione e alla creazione di competenze organizzative e connessioni sociali che permetta di:

  • Creare una solida e stabile piattaforma di competenze di base in grado di generare valore nel tempo;
  • Ottenere valore aggiunto applicando queste competenze di base a un portafoglio di attività aziendali in costante evoluzione, sia tramite un continuo sviluppo interno che attraverso una politica di fusioni e acquisizioni strategiche;
  • Amplificare il valore attraverso partnership creative con fornitori, distributori e perfino concorrenti, contribuendo a creare e a sviluppare gli ecosistemi industriali in cui agisce l’organizzazione, le filiere che sono fondamentali per l’economia del nostro paese.

La trasformazione di successo è un processo che si sviluppa gradualmente 

Per far sì che un’azienda cresca in modo sostenibile e inclusivo, è necessario trasformare la leadership a ogni livello, coinvolgendo i dirigenti aziendali, i responsabili delle principali divisioni e funzioni, nonché i responsabili delle unità all’interno di queste divisioni. In pratica,  in aziende di grandi dimensioni, questo processo potrebbe coinvolgere centinaia di dirigenti di alto livello – la stessa cosa vale per una PMI, le dimensioni sono diverse ma i principi di base rimangono gli stessi.

Inutile sottolineare che tali cambiamenti devono provenire dai responsabili, dai leader, da chi ha un ruolo gestionale. L’impulso alla trasformazione deve partire da chi dovrà fare in modo che tale trasformazione sia effettiva e attuata. La maggior parte delle persone non può essere costretta a cambiare, ma deve essere coinvolta attivamente nel processo di trasformazione, per arrivare a condividere la bontà del progetto aziendale. Quindi un buon processo di trasformazione si sviluppa gradualmente, consentendo alle persone di rendersi conto poco a poco che alla fine trarranno vantaggio sia individualmente che collettivamente dalla trasformazione stessa. È così che le organizzazioni inizieranno ad adottare una mentalità nuova, a sviluppare competenze e pratiche a livello individuale; a creare e implementare nuove definizioni e responsabilità per i ruoli dirigenziali, a definire nuovi percorsi di carriera, un nuovo piano di incentivi e di valutazione delle prestazioni. E’ una completa riformulazione dell’organizzazione che diviene una rete di team in grado di sviluppare autonomamente le aree di  business di competenza, e a lavorare in un ecosistema complesso in grado di raggiungere nuovi livelli di performance e impatto.

Un programma di trasformazione della leadership, potrebbe comprendere:

  • Workshops e sessioni di formazione per sviluppare nuove competenze e approcci di leadership.
  • Coaching individuale per supportare i dirigenti nel loro percorso di trasformazione.
  • Revisione delle strutture organizzative e dei ruoli di leadership per favorire un ambiente di lavoro più collaborativo ed efficace.
  • Creazione di programmi di sviluppo del talento per identificare e coltivare futuri leader all’interno dell’organizzazione.
  • Promozione di una cultura aziendale orientata all’innovazione, all’agilità e alla responsabilità condivisa.
  • Implementazione di sistemi di valutazione delle prestazioni basati su obiettivi chiari e misurabili.

Questi elementi lavorano insieme per promuovere una trasformazione della leadership efficace e coinvolgente che permette all’azienda di adattarsi alle sfide e alle opportunità del contesto globale in cui opera.

Una guida e un punto di riferimento sicuro nei processi di trasformazione aziendale; questo è quello che gli Interim Manager offrono ai loro clienti, accompagnandoli attraverso processi di cambiamento che si rivelano fondamentali per il successo aziendale. La capacità di adattarsi alle mutevoli circostanze, creare sinergie nel leadership team ed essere subito in grado di contribuire e guidare lo sviluppo di nuove strategie e modelli di business sono solo alcune delle competenze che gli interim manager mettono in campo per ottenere risultati tangibili.

Insieme a TIM Management, grazie al suo approccio completo alla trasformazione della leadership, l’azienda potrà essere pronta ad affrontare le sfide più difficili in modo proattivo e a raggiungere nuovi traguardi.

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Il valore di un buon management e gli effetti negativi di una leadership inadeguata

Quanto vale, per l’azienda, un manager con la M maiuscola? Prima di rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e riflettere su: quanto costa non averlo? E quanto impatta sul business? L’incertezza e l’incoerenza di tempi come quelli che stiamo vivendo attualmente non possono essere considerati fattori trascurabili per le decisioni aziendali.

Una prima considerazione potrebbe riguardare la capacità del leader di far crescere le persone che ha intorno. I modelli arcaici di gestione delle risorse – da superare, ma purtroppo ancora molto diffusi – sono stati costantemente caratterizzati dalla presenza di una leadership accentratrice, orientata alla semplice distribuzione di compiti specifici e comunque molto meccanici, il tutto orientato verso obiettivi di breve o al massimo medio termine.

Le condizioni attuali di mercato e contesto ci dicono in modo chiaro che un modello di managerialità virtuoso – e quindi efficace – deve necessariamente prendere in carico gli obiettivi a breve, medio e anche a lungo termine e lo deve fare gestendo il team e le attività in un’ottica di sviluppo strategico, che tenga conto delle persone guidate (dal leader), del loro potenziale e del loro benessere psicologico.

Una leadership, quindi, capace di costruire un mondo al quale le persone desiderino e decidano di appartenere. I motivi per farlo non risiedono in un eccesso di altruismo, si agisce così perché creare queste condizioni è la premessa necessaria per migliorare la produttività, attrarre e trattenere i talenti.

 

6 effetti negativi del micromanagement sul posto di lavoro

 

Secondo il Cambridge Dictionary, il micromanager è “colui che cerca di controllare ogni singolo aspetto di una situazione (in un modo che potrebbe non essere necessario), inclusi i minimi dettagli”.

Partendo da questa definizione, il termine micromanagement descrive uno stile di gestione che si basa sull’intervento massivo e sul controllo costante e pervasivo delle attività dei collaboratori, senza delegare le responsabilità.

In un moderno modello di management invece, ci si orienta verso un approccio strategico al raggiungimento degli obiettivi aziendali, accompagnato da un sincero interesse per il benessere e lo sviluppo del potenziale dei propri collaboratori.

Il micromanagement, al contrario, pur essendo motivato dal desiderio di garantire che il lavoro venga svolto correttamente, può portare a numerosi effetti negativi che si ripercuotono su tutta la struttura, sulla governance aziendale, sulla motivazione e sul morale dei dipendenti, limitando la loro autonomia e il loro sviluppo professionale.

 

1. Elevato turnover dei dipendenti

Il micromanagement è una delle principali cause di dimissioni dall’azienda poiché porta i dipendenti, esasperati, a cercare una via di fuga il prima possibile. Di conseguenza, si registra nel tempo un aumento dei costi di reclutamento e di assunzione, nonché una perdita continua di conoscenze e skill dovuta all’elevato turnover.

 

2. Perdita di fiducia

Praticato con continuità, il micromanagement può erodere la fiducia dei dipendenti nei confronti del loro manager di riferimento e dell’organizzazione aziendale stessa. In casi come questi, la professionalità e l’autonomia ne risentono, finendo per compromettere anche lo svolgimento degli incarichi più semplici.

 

3. Burnout dei manager

Il livello di controllo esercitato dal micromanagement è una lama a doppio taglio per i manager che lo praticano, poiché richiede di esaminare attentamente ogni singolo compito, non riuscendo a stabilire le priorità e a delegare in modo adeguato. Ciò può portare a frustrazione e sovraccarico di lavoro, che possono influenzare negativamente il management e le loro prestazioni.

 

4. Riduzione dell’impegno dei dipendenti

Il micromanagement soffoca il senso di autonomia dei dipendenti, riducendo la loro efficacia in azienda. Di conseguenza si riscontra una riduzione progressiva del loro impegno e della produttività aziendale.

 

5. Perdita del quadro generale

Questa gestione così dettagliata e diretta delle attività dei membri del team può portare i manager ad una eccessiva concentrazione sui dettagli, facendogli perdere di vista il quadro generale e il focus sulla strategia dell’organizzazione. Questa attenzione eccessiva genera una mancanza di creatività e innovazione all’interno del team, poiché i membri si sentono troppo limitati e controllati.

 

6. Dipendenza dal manager

L’ultimo, ma non per importanza, effetto collaterale del micromanagement è lo sviluppo di una malsana dipendenza dal manager, che porta i dipendenti a fare un affidamento eccessivo sulla guida del loro superiore anche per le attività più semplici e di routine.

Una sana leadership cerca non solo di creare un ambiente di lavoro accogliente e collaborativo, ma anche di ispirare i dipendenti a diventare parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Questa non è un’idea utopistica, ma una premessa necessaria per migliorare la produttività, attrarre talenti e garantire l’impegno e la soddisfazione dei dipendenti.

 

Investire sullo sviluppo di un innovativo stile di management

 

Nell’ambito dell’attuale competitività del mercato, è essenziale che le aziende tengano in considerazione la propria reputazione per rimanere competitive.

I professionisti di successo cercano contesti lavorativi che siano in grado di valorizzare le loro competenze e capacità, promuovere lo sviluppo professionale e permettere di conciliare in maniera equilibrata il work-life balance.

In questa ricerca, utilizzano sistematicamente i propri network, le piattaforme social e i servizi di rating e ranking per valutare le opportunità offerte dal mercato. Quando si accorgono che le aziende non soddisfano i requisiti di base, le eliminano rapidamente dalla lista delle potenziali opportunità lavorative.

Le imprese sono nella maggioranza dei casi consapevoli della potenziale perdita di attratività sul mercato dovuta a una cattiva reputazione. Pertanto, chi desidera attirare i migliori professionisti presta attenzione alla propria reputazione, sia interna che esterna. In particolare, le aziende virtuose cercano di creare un ambiente di lavoro quanto possibile stimolante, rispettoso e inclusivo, in cui i dipendenti vengono trattati con equità e supportati nella loro crescita professionale. Così facendo potranno mantenere e migliorare la propria competitività e la propria reputazione aziendale, attirando i migliori talenti e, alla fine, consolidando la propria posizione competitiva nel settore.

In questo quadro, ogni componente dell’organizzazione riveste un ruolo cruciale nella creazione di un clima positivo, ovviamente con un impatto proporzionato al ruolo svolto in azienda. Il singolo può e deve assumersi la responsabilità del proprio lavoro e sfruttare al massimo gli strumenti a sua disposizione, per aumentare le proprie competenze e individuare le opportunità di sviluppo individuale.

Il manager ha l’onore e l’onere di gestire la propria squadra in modo efficiente, facendo in modo di massimizzare la produttività e il successo dell’organizzazione. Questo significa che il suo compito è quello di valutare il potenziale di ogni membro del team e valorizzarlo, in modo da promuovere un clima armonioso che favorisca il benessere dei dipendenti e, di conseguenza, lo sviluppo del business aziendale.

 

Le azioni concrete da intraprendere al fine di raggiungere una leadership innovativa

 

La creazione di un contesto aziendale positivo parte da un autentico interesse per le persone, riconoscendo il loro l’asset più importante dell’organizzazione. Per questo, è fondamentale conoscere a fondo i membri del proprio team in termini di competenze e potenzialità, comprendere ciò che li muove e individuare in anticipo eventuali frizioni che possono minare la loro motivazione. Per fare questo, non è possibile limitarsi a incontrarli durante i colloqui istituzionali di performance, ma è necessario dimostrare quotidianamente una chiara volontà di integrare la propria visione con quella degli altri, per creare una relazione di fiducia.

Per un manager, un approccio accogliente e diretto non consente solo di conoscere meglio la persona nelle sue modalità di operare, ma soprattutto permette di creare una relazione di fiducia, che andrà a costituire il valore più significativo e vantaggioso nel tempo.

 

L’effetto dirompente della pandemia sulle organizzazioni

 

In una situazione di cambiamento, spesso si tende a guardare a modelli passati come punti di riferimento per orientarsi. La pandemia ha rappresentato una trasformazione del tutto inedita e senza precedenti, priva di modelli a cui fare riferimento. Questo ha richiesto una serie di tentativi ed errori, con una costante calibrazione delle azioni da intraprendere, anche nel corso dello sviluppo della situazione.

Gli individui hanno sperimentato la trasformazione dei processi lavorativi e delle modalità di interazione, accompagnata da una profonda trasformazione nella percezione del mondo e di sé stessi. In un contesto simile, gli esseri umani tendono naturalmente verso ciò che percepiscono come certezza, come le relazioni basate sulla fiducia reciproca.

In momenti come questi, un Interim Manager può agire come un vero e proprio mentore all’interno dell’azienda e fornire una guida verso modelli di leadership adeguati e basati sulla fiducia reciproca, aspetto fondamentale per sviluppare la resilienza delle organizzazioni che possono in questo modo affrontare situazioni di profondo cambiamento e incertezza con maggiore coesione, sicurezza ed efficacia.

TIM Management è pronta a offrire alle PMI il supporto di Manager Interim esperti che, grazie alla loro esperienza di uomini d’azienda, sviluppata in situazioni analoghe, e a competenze verticali sui settori di riferimento, possono facilitare l’implementazione di una strategia vincente e garantire il successo dell’impresa nel medio-lungo periodo.

Contattaci per scoprire il valore di una buona leadership.

Affidarsi ad un Interim Manager: consigli pratici sull’utilizzo del Temporary Management

La figura di un Interim Manager esperto può essere per le imprese il modo più efficace di affrontare le situazioni di crisi e cogliere nuove opportunità di sviluppo. Spesso però la necessità di aumentare le competenze dell’organizzazione si manifesta solo di fronte al bisogno di risolvere urgentemente situazioni critiche. 

Vediamo qual è l’approccio corretto per l’imprenditore e la sua azienda alla opportunità di reclutare un Interim Manager?

 

Il servizio di Temporary Management è caratterizzato da due elementi vincenti: essere un costo certo e non appesantire la struttura dei costi fissi nel medio-lungo periodo per l’azienda. Questi elementi sono strutturali a uno strumento che va usato con intelligenza e preparazione, se si vuole ottenere il massimo dall’operatività in azienda dell’Interim Manager.

L’attrattabilità legata alla flessibilità gestionale offerta dall’Interim Manager è alta, ma al contempo è strettamente legata alle sue corrette modalità di utilizzo, conoscenza che non sempre è presente nelle PMI.

La struttura delle aziende in Italia è composta per il 98% da aziende con meno di 49 dipendenti; solo il 0,1% ne ha più di 250. Il tessuto industriale italiano è quindi composto quasi totalmente di PMI di dimensione contenuta, la maggior parte delle quali padronali e a gestione famigliare. In questo quadro una buona parte degli imprenditori italiani faticano a dare spazio, fiducia e deleghe, a un Interim Manager: molto dipende dalla predisposizione e dal background dell’imprenditore, dal suo spirito aperto, innovativo e moderno, pronto ad avere in azienda una figura manageriale in grado di migliorare alcuni ruoli o settori specifici dell’attività.

 

Come costruire una interazione vincente tra Interim Manager e Azienda

Innanzitutto va sottolineato che è necessario fornire all’Interim Manager tutte le leve operative necessarie all’implementazione del piano concordato, e al raggiungimento dei relativi obiettivi, attraverso il riconoscimento reale delle deleghe e dei poteri funzionali alla realizzazione del progetto.

Nelle grandi aziende l’aspetto tecnico dell’incarico prevale su quello relazionale, mentre nelle PMI le componenti soft sono decisamente più significative: un imprenditore non è sempre propenso ad accettare senza resistenza una strategia che gli viene imposta dall’esterno. Ecco perciò alcuni consigli utili e pratici a un corretto approccio dell’imprenditore all’utilizzo del Temporary Management:

  • Riconoscere che gli scenari possono cambiare e che le proprie capacità e competenze potrebbero non essere più sufficienti per gestire processi complessi nei tempi ristretti imposti dalle dinamiche del mercato.
  • Non dimenticare la temporaneità dell’incarico di un Interim Manager. La temporaneità del rapporto è fondamentale per il sistema degli equilibri interni ma non è raro che, quando un incarico ha una durata concordata tra i 18 ed i 36 mesi, l’azienda possa “dimenticare” la precarietà dell’incarico al punto da considerare l’Interim Manager come un membro permanente della struttura.
  • Rimodellare tempestivamente i piani e gli obiettivi definiti, in caso di incarichi differenti o integrativi al piano iniziale, per evitare un’indiretta de-focalizzazione degli obiettivi di partenza o la mancata integrazione dei nuovi target nel business plan.
  • Riconoscere la leadership e l’autorevolezza del Interim Manager. Il personale dell’azienda deve essere preparato a riconoscere la pienezza e la legittimità delle deleghe agli Interim Manager, così che la probabilità di eventuali resistenze interne sia ridotta al minimo.
  • Essere coscienti che un Interim Manager non ha obiettivi di carriera: la sua presenza in azienda ha funzione strategica e porta le competenze in grado di attuare il cambiamento e il miglioramento delle performance aziendali. Il suo l’inserimento concorre ad aumentare il bagaglio di competenze e capacità dei manager interni che, dopo un periodo di affiancamento produttivo, saranno in grado di riprendere in mano con efficacia le redini del business.

L’intervento di un Interim Manager può avere l’obiettivo di gestire casi di crisi (57% con punte dell’80%), progetti specifici (65%, con punte dell’80% trasversale sulle varie classi dimensionali) e passaggio generazionale (47%), seguito dalle tematiche di internazionalizzazione (37%).

 

Il Temporary Management è tutta questione di fiducia

L’inizio del vero cambiamento in azienda avviene quando all’utilizzo dei servizi di Temporary Management si affianca la fiducia nella loro capacità di produrre risultati e migliorare l’organizzazione, e questo non solo quando si è costretti a intervenire in caso di crisi come avviene nel caso della perdita di un manager chiave.

Affidarsi a un manager a tempo può essere efficace anche quando l’azienda sembra essere in piena salute. Con l’obiettivo di migliorare ancora di più i risultati e ottenere una crescita più veloce, l’Interim Manager può rapidamente individuare criticità e opportunità su cui è necessario intervenire, analizzando le aree strategiche come la produzione, gli acquisti o la rete commerciale.

Lasciandogli il giusto spazio e credito, L’Interim Manager può agire come un vero e proprio mentore all’interno di un’azienda, intervenendo tempestivamente nella risoluzione dei problemi e non limitandosi a concentrare la sua attenzione solo sui risultati economici. Dopo aver identificato le aree critiche e gli obiettivi, l’Interim Manager inizia immediatamente a lavorare per ottenere i risultati desiderati.

In conclusione, sta all’imprenditore saper riporre piena fiducia nel Manager a Tempo e nei benefici che l’impresa trarrà dal suo inserimento; dev’essere consapevole della possibilità di ottenere un miglioramento delle performance nel medio periodo e di definire una strategia di sviluppo vincente, andando oltre la necessità risolvere uno specifico problema temporaneo. Così facendo si doterà di uno strumento utile per affrontare con successo ogni futura ulteriore necessità.

TIM Management è sempre pronta a offrire alle PMI il supporto di Manager Interim esperti che, grazie alla loro esperienza di uomini d’azienda, sviluppata in situazioni analoghe, e a competenze verticali sui settori di riferimento, possono facilitare l’implementazione di una strategia vincente e garantire la sopravvivenza dell’impresa nel medio-lungo periodo.

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Come l’Interim Management può fare la differenza in una crisi aziendale

Un’azienda può considerarsi in crisi quando entra in una fase di declino che genera squilibri dal punto di vista reddituale, finanziario e patrimoniale. Qualsiasi impresa può essere soggetta a un periodo più o meno grave di crisi aziendale. L’evento critico può essere causato da eventi di natura sia esogena che endogena a cui bisogna cercare di reagire il prima possibile e con i mezzi adatti al fine di risanare il deficit, superare la crisi e salvare l’impresa.

Ciò che fa la differenza nello scongiurare il palesarsi di una crisi d’impresa è il fattore tempo, per questo è stato istituito il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza con l’obiettivo di intercettare tempestivamente lo stato di crisi delle aziende e prevenire la chiusura, grazie ad un sistema di segnalazione efficace.

Parlando del fattore tempo, per risolvere lo stato di crisi l’interim management può venire in soccorso, più di ogni altro strumento, per ridurre al minimo i danni di una gestione errata. Per questo motivo la velocità e l’esperienza sono skills essenziali per una società specializzata in gestione temporanea di crisi aziendale, oltre ad un documentato pacchetto di esperienze a comprovarne la validità. 

L’interim management di fatto può essere paragonato ad ogni altro servizio disponibile sul mercato e, come per ogni servizio che possiede un proprio livello qualitativo che lo differenzia dagli altri, così vale anche per le società che hanno come attività principale l’erogazione del servizio di interim management. Questo per dire che due agenzie diverse offriranno soluzioni diverse dal momento che velocità, qualità del tipo di analisi e scelte fanno la differenza nella gestione di una crisi aziendale. 

 

Ma come si riesce a percepire il livello di qualità offerto da una società di IM? È desumibile da fattori come: l’esperienza dei casi già affrontati, la stabilità, la capacità e i valori del team di IM.

La gestione di una crisi d’impresa da parte dell’Interim Manager può essere articolata in quattro fasi:

  • Pre-analisi: la prima fase riguarda l’analisi dello stato di crisi, si cerca di individuare eventuali limiti, mancanze, o vulnerabilità che possano rappresentare un rischio per l’integrità del business. 
  • Diagnosi: sulla base dello studio e del monitoraggio messi in atto si procede all’elaborazione di un piano di gestione di crisi e allo studio degli svariati scenari di crisi che possono presentarsi.
  • Creazione team manageriale: si determina il team più idoneo a seguire il processo di risanamento, si individuano gli obiettivi e le condizioni perché avvenga, in particolare si pone attenzione a risorse finanziarie, governance e le conseguenti deleghe operative   
  • L’ultima fase riguarda tutte le azioni volte a mettere in atto il piano di ristrutturazione, a minimizzare e a riparare eventuali danni provocati all’azienda e a tutti i soggetti coinvolti. Il team manageriale prende in mano la  gestione dell’azienda per raggiungere gli obiettivi nei tempi prestabiliti, solitamente questa fase dura un anno o più. Ovviamente è fondamentale in questa fase il contatto tra la Proprietà o chi la rappresenta e il  team di interim management, in modo che l’intervento proceda in modo efficace, trasparente e controllato. 

Spesso per risanare l’impresa e ristrutturare il debito è necessario procedere con un piano di turnaround; ovviamente ogni crisi d’impresa è diversa e varia a seconda dello scenario che si presenta, ma ci sono comunque un insieme di azioni gestionali comuni, volte ad evitare il declino. In contesti di crisi, i l team manageriale e le sue caratteristiche sono fondamentali per la riuscita dell’operazione:

  • è indispensabile individuare gli indicatori e i KPI, sia economici che finanziari; 
  • serve esperienza nella gestione delle risorse umane nei momenti di crisi, il management team deve essere in grado di occuparsi sia della necessaria ottimizzazione delle risorse umane che della motivazione delle risorse chiave;
  • è importante una profonda conoscenza dei processi produttivi, logistici e delle dinamiche commerciali dell’azienda e del settore;
  • e infine serve conoscere le caratteristiche distintive dei prodotti o dei servizi offerti dall’azienda. 

Il timing è tutto nella gestione della crisi d’impresa, individuare i sintomi di una crisi e accorgersi in tempo dei segnali di rischio non è un’impresa facile senza i giusti strumenti. Per questo motivo è necessario effettuare un corretto audit aziendale, per garantire che i processi di gestione funzionino in maniera efficace, sia a livello di governance che per la gestione dei rischi. È lo strumento principale per il miglioramento dell’azienda, ed esistono differenti tipologie di audit che un’azienda può compiere.

Sta all’imprenditore capire i segnali che evidenziano un cattivo stato di salute dell’azienda che guida. La stagnazione o la caduta del fatturato, le tensioni finanziarie e la necessità di ridurre i costi e di migliorare l’efficienza produttiva, richiedono piani da attuare senza indugio e con grande impegno di risorse, altrimenti le criticità aumentano col passare del tempo, fino a portare l’azienda in una situazione di crisi grave e talvolta irreversibile.

 

In conclusione, in una situazione di crisi l’intervento di una società di interim management può rappresentare davvero l’unica salvezza per l’azienda, poiché offre velocemente la disponibilità di manager con le giuste competenze ed esperienze per poter intervenire ed essere operativi in poco tempo e con un livello di efficacia elevata.