I dipendenti diventano imprenditori e fanno ripartire l’azienda. Il caso Spotlight srl.

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Scopri il Workers Buy Out (WBO) ‏‏‎ ‎‏‏‎ ‎‏‏‎ ‎‏‏‎ ‎

Il Workers Buy Out (WBO) è lo strumento ideale nei casi in cui un’azienda in crisi ha tutte le carte in regola per essere ristrutturata e proseguire la sua attività ma non si riescono a trovare le necessarie risorse finanziarie.

Il Workers Buy Out identifica l’operazione di acquisto di una società da parte dei dipendenti dell’impresa stessa. 

Vediamo come funziona e quali sono i vantaggi di questo strumento: in caso di impossibilità dell’imprenditore o della proprietà di proseguire nella gestione aziendale per sopravvenute difficoltà finanziarie o personali, i lavoratori, per salvaguardare il posto di lavoro e le loro competenze nel settore, possono costituirsi  in cooperativa e acquisire l’azienda dal liquidatore o dal curatore fallimentare o dal datore di lavoro stesso. 

Per farlo possono utilizzare una parte della loro liquidazione, è un’eventualità introdotta dalla legge Marcora del 1985, che regola e facilita queste operazioni istituendo un regime di aiuto finalizzato a sostenere le attività economiche e preservare l’occupazione attraverso lo sviluppo di società cooperative. 

La legge Marcora ha previsto un Fondo speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli occupazionali, indirizzando le risorse del fondo per la partecipazione al capitale di società finanziarie appositamente costituite al fine di salvaguardare e incrementare l’occupazione mediante lo sviluppo di pmi cooperative. 

La Legge Marcora, è stata poi modificata dalla Legge di bilancio 2017, prevedendo che le società finanziarie possano assumere partecipazioni temporanee di minoranza nelle società cooperative, con priorità ai Workers Buy Out, e concedere alle cooperative finanziamenti agevolati, mirati alla realizzazione dei progetti di impresa. 

Da allora, i Workers Buy Out hanno permesso di conservare oltre 15mila posti di lavoro. Sono soluzioni ancora poco conosciute, nonostante siano praticamente a costo zero per la collettività, e faticano a diventare uno strumento praticato. 

Sono però già molte le storie di successo.

Se i dipendenti prendono coraggio e si rendono disponibili ad investire nel progetto parte della loro liquidazione, molteplici soggetti li possono affiancare e sostenere il WBO finanziariamente:

  • lo Stato mette a disposizione della nuova società la Naspi per intero;
  • diverse  società del mondo delle cooperative sono pronte ad investire con i dipendenti e diventare a loro volta socie della NewCo;
  • il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) mette a disposizione importanti finanziamenti a condizioni agevolate.

Il workers Buy Out è una forma societaria in grado di generare molteplici vantaggi per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nell’operazione:

  • vantaggi evidenti per i dipendenti, perché così operando salvaguardano il loro posto di lavoro e assumono il controllo dell’azienda, diventandone azionisti a tutti gli effetti;
  • vantaggi per i creditori, perché, in caso di continuità aziendale, riescono ad incassare una percentuale ben più alta del loro credito e mantenere vivo il rapporto commerciale;
  • vantaggi per la collettività, perchè un’azienda porta benefici a tutti soggetti che le gravitano intorno: fornitori, collaboratori, clienti e anche lo Stato, che continua in questo modo ad incassare imposte e contributi. Inoltre, non è trascurabile il risparmio effettivo che queste operazioni permettono allo Stato: basti pensare che un lavoratore licenziato costa alla comunità dai 30 ai 40mila euro di ammortizzatori sociali, e sono denari investiti a fondo perduto;
  • vantaggi per l’imprenditore che riesce ad evitare la liquidazione dell’azienda.

In sintesi, i Workers Buy Out si presentano come i progetti “win win” per eccellenza perché tutti ne traggono importanti benefici.  Attraverso i Workers Buy Out  i contributi versati negli anni dai dipendenti si trasformano in capitale investito in impresa e la NewCo continua a versare contributi previdenziali e a produrre valore per gli Stakeholders.

I dati parlano chiaro, le aziende passate sotto il controllo dei lavoratori-soci mostrano nel tempo altissime percentuali di riuscita. Le percentuali dei fallimenti a dieci anni sono inferiori al 15%, da confrontare con il 70% / 80% di probabilità di fallire per le start up. La dimensione media di un’impresa, dopo un WTO, è di venti dipendenti, con un capitale sociale di circa 300 mila euro e un fatturato attorno ai due o tre milioni.

Uno dei casi più interessanti Workers Buy Out è quello di Spotlight srl, dal 1969 produttore leader di fari per teatri e architettura, nell’ambito del quale l’azienda è stata acquistata dai suoi dipendenti che  ne sono divenuti proprietari nel luglio 2020, mediante la costituzione di una società cooperativa. L’operazione è stata condotta con la consulenza di TIM Management, che ha fornito assistenza manageriale alla società fin dall’inizio del processo di ristrutturazione.

 

SCARICA IL CASO SPOTLIGHT srl, con i dettagli dell’operazione di Workers Buy Out.

 

Federico Costa ha maturato consolidata esperienza sia nella gestione operativa ricoprendo per 15 anni il ruolo di Amministratore Delegato in aziende di diversi settori sia nella consulenza e nel temporary management per la realizzazione di interventi di ristrutturazione e turnaround. 

E’ Partner di Tim Management per le Practice di Restructuring e Turnaround.

TIM Management è in grado di supportare l’imprenditore e i suoi advisor nelle operazioni di restructuring e turnaround, con partner di alto profilo, che hanno maturato una profonda esperienza specifica in materia. 

Contattaci per un approfondimento

Benvenuti nell’era del business post-normale

Anche se ci stiamo lentamente avviando verso la normalità, i problemi e le difficoltà che affrontiamo tutti i giorni, personalmente e professionalmente, ci riportano bruscamente alla realtà e a una situazione che si può definire tutt’altro che normale e che ormai dura da più di un anno.

Per quanto riguarda il business, questa situazione è destinata a protrarsi ancora a lungo, le previsioni più ottimistiche dicono almeno due o tre anni; il contesto è perciò destinato a rimanere incerto e volatile, caratterizzando l’inizio degli anni ‘20 con la più grande discontinuità che ci siamo mai trovati ad affrontare nel mondo moderno. Una discontinuità che non ci porterà verso una nuova normalità ma piuttosto verso una situazione che potremmo definire di post-normalità.  

Quindi la domanda che ci dobbiamo tutti porre è: come possiamo reinventare il nostro business per sopravvivere e prosperare in un mondo post-normale?

Questo è sicuramente un grande dilemma ma rappresenta anche un’enorme opportunità di ri-disegnare le nostre organizzazioni e i nostri modelli di business. Siamo davvero di fronte a scelte importanti, sia per quanto riguarda il business che gestiamo ma anche per la scelta dei nostri clienti e fornitori.

Prendo a prestito dai colleghi di Russam, parte del network internazionale di Wil Group, un modello di riferimento che fa riferimento a cinque aree sulle quali focalizzarci per affrontare con successo la transizione verso il mondo post-normale.

 

Oggi ci focalizzeremo sul mindset: l’approccio con cui affrontare al meglio la discontinuità

 

Come dicevamo, è tempo di compiere  scelte che indirizzeranno radicalmente il futuro del nostro business. Ma con quale atteggiamento le affronteremo?

 

La tentazione di fuggire la realtà, negando o sottostimando il cambiamento in essere, è fortissima, come sempre accade nei periodi di grande volatilità e incertezza. In alcune circostanze, questa potrebbe anche risultare una strategia vincente ma purtroppo questa discontinuità epocale non sembra poter essere una di queste fortunate circostanze. 

Il pensiero seducente di credere che rapidamente tutto tornerà alla normalità è negare l’evidenza; certo è rassicurante pensare che viviamo ancora in mondo prevedibile, ci permette di proseguire come se nulla stesse veramente accadendo. 

Ma se vogliamo davvero affrontare con successo le sfide del mondo post-normale, questo non è sicuramente l’atteggiamento migliore; il modo corretto di approcciare il nuovo scenario è farlo con la mente aperta – l’atteggiamento di chi vuole esplorare tutti gli scenari possibili e capire come questi possano impattare sul nostro business nel breve, medio e lungo termine. Nella situazione che stiamo affrontando sono certamente possibili e credibili molti scenari differenti per il nostro business, non dobbiamo fermarci al solito ‘best e worst case scenario’.

Una volta disegnati tutti gli scenari che ci sembrano possibili, il passo successivo è quello di sviluppare le strategie corrette per affrontarli con successo. Una sorta di manuale di sopravvivenza per il business, fatto di scenari e strategie. Alcuni scenari si potrebbero rivelare estremamente problematici da affrontare, altri ci presenteranno opportunità da cogliere tempestivamente. 

Probabilmente non tutti i piani strategici del nostro manuale arriveranno alla fase esecutiva, e non c’è niente di male. Però noi avremo sempre pronto un piano strategico ben strutturato, per affrontare con successo ogni situazione, quando se ne presenti la necessità. 

 

In sintesi i grandi business si caratterizzano per alcune caratteristiche comuni:

 

Fanno promesse coraggiose e visionarie – e le mantengono

Identificano i problemi in anticipo – per risolverli tempestivamente

Identificano velocemente le opportunità – e le sanno cogliere

 

Per fare del tuo business un grande business in un momento di discontinuità epocale, è indispensabile preparare il tuo manuale di sopravvivenza con il suo pacchetto di scenari e strategie per affrontare la discontinuità. 

Per affrontare la crisi è nelle maggior parte dei casi necessario operare una scelta tra la cultura industriale, che ha caratterizzato il business negli ultimi due secoli, e la cultura digitale che porta la filosofia dall’agile management, utilizzato per lo sviluppo di nuovi processi e servizi,  l’applicazione delle metodologie ‘lean’ alla produzione e ai processi aziendali.

La cultura industriale porta a un approccio quasi militare, basato sul controllo e sulla gerarchia,  con alla base una filosofia di miglioramento continuo dei processi e dei prodotti, spesso però puramente incrementale. I suoi valori fondanti sono la prevedibilità e il rispetto degli standard di performance.

La cultura digitale, al contrario, porta un approccio agile e dinamico, e promuove idee come il ‘fallire velocemente (per trovare una strada migliore)’ e la filosofia del ‘cambiamento radicale’ (per evitare di perdere tempo su soluzioni inefficaci)

In tempi di grande incertezza, la scelta più semplice potrebbe sembrare quella di adottare in toto l’approccio e la cultura digitale per il nostro business; in fondo le nostre vite e anche il nostro business si sono sempre più decisamente spostati online, non sarebbe questa la risposta più adeguata?

 

Ma c’è un’altra possibilità.

Un Approccio e uno stile di leadership alternativo possono essere rappresentati dalla disciplina del pensiero sistemico. E’ una filosofia di business che valorizza l’integrazione del mondo digitale con quello fisico, riconoscendo che l’individuo e anche l’azienda non esistono e operano esclusivamente in uno dei due mondi ma in un sistema complesso, rappresentato dall’intersezione dei due mondi.

I leader che adottano l’approccio sistemico hanno imparato a muoversi efficacemente sia nel mondo digitale che in quello reale, perciò sono in grado di affrontare i problemi adottando una prospettiva olistica. Così facendo, si aprono possibilità che sarebbero rimaste nascoste, imprigionate in un mondo o nell’altro.

 

Pensate ad esempio a Google, forse a prima vista il business più digitale possibile. Non molto dopo la sua nascita, Google ha deciso di valicare i confini del mondo digitale, ad esempio cominciando molto presto a costruire i suoi data center nel deserto – considerandoli come una manifestazione fisica del proprio impero digitale.   

Dal canto nostro, clienti di Google, utilizziamo sistematicamente i suoi servizi per muoverci nel mondo fisico (Google Maps), per comunicare con i nostri amici utilizzando mobile device (che a volte sono venduti e prodotti da Google) dotati di sistema operativo Android (di Google) e compriamo le cose che ci servono da un e-commerce (cercandole su Google).

 

Dalla prospettiva opposta, Apple, che è cresciuta fino a diventare la prima azienda da due trilioni di dollari grazie ai suoi device e alla loro funzionalità e design, ha adattato il suo modello di business per andare oltre i device e diventare un player digitale. Quest’anno la parte digitale dei loro servizi (Apple Pay, App store, Apple Music etc) ha generato il 20% del turnover (equivalente a oltre 10 miliardi di dollari).

L’approccio sistemico richiede ai top manager la perfetta padronanza, sia degli skill del business tradizionale che di quelli legati al digitale. Il leader sistemico mette al centro del suo sistema dei valori il cliente, i suoi bisogni e la sua soddisfazione; il modo migliore di avere clienti soddisfatti è di offrire prodotti e servizi che integrino in maniera armonica il mondo fisico e quello digitale, con le loro opportunità e le loro caratteristiche specifiche. Il segreto del successo è, anche in questo caso, saper utilizzare le migliori risorse disponibili, umane e tecnologiche, nei mercati in si opera. 

Nel mondo post-normale, caratterizzato da una crescita vigorosa del digitale e da una totale incertezza, il modo migliore di creare valore dal nostro business potrebbe essere rappresentato dall’adozione di un approccio sistemico alla strategia e all’innovazione.

E’ un modo di affrontare proattivamente la discontinuità, senza subirla sperando che se ne vada in fretta, questo purtroppo non accadrà.

 

Come cambia il ruolo dei manager nel mondo post-normale

I cambiamenti repentini nella tecnologia e nei mercati che stiamo attraversando stanno cambiando radicalmente i contenuti dei ruoli direttivi in azienda e le competenze richieste ai manager apicali. L’adozione di un approccio sistemico richiede profili manageriali che difficilmente si possono trovare negli organigrammi delle imprese, soprattutto nelle PMI, spina dorsale delle più importanti filiere del paese.

E sono proprio le PMI che, in una situazione di terribile discontinuità, mostrano un bisogno vitale di competenze specifiche molto qualificate che non sempre hanno la necessità di essere inserite in maniera permanente nell’organigramma aziendale.

In questi casi la soluzione più razionale è rivolgersi a un Temporary Manager che abbia solide competenze di gestione unite a una conoscenza profonda del digitale e delle logiche che guidano la digital transformation delle aziende tradizionali. E’ una soluzione che solitamente si rivela molto più rapida da implementare, rispetto alla ricerca di un manager da inserire a tempo indeterminato, e molto più economica del supporto offerto da una società di consulenza esterna.

Esistono oggi sul mercato molti manager con vasta esperienza e profonda competenza, adatti ai ruoli più specializzati di cui abbiamo parlato, che operano come Temporary Manager per le aziende che stanno attraversando una fase di rapido sviluppo o una grande discontinuità o che presentano lacune dal punto di vista manageriale e organizzativo.

 

TIM Management è la più antica società italiana che si occupa di Temporary Management, ed è in grado di ricercare con efficienza e velocità i profili manageriali che meglio si sposano con le esigenze specifiche delle aziende, di ogni settore e dimensione; oggi è in prima linea nell affiancare l’imprenditore nelle sfide legate all’innovazione tecnologica e ai nuovi, sempre più sfidanti, scenari di business e del mercato del lavoro, in Italia e all’estero.

Scarica la guida del Temporary Management e scopri di più su come inserire velocemente un Temporary Manager qualificato nella tua azienda.

SCARICA LA GUIDA DEL TEMPORARY MANAGEMENT

L’IPO (Initial Public Offering), una grande sfida per la media azienda

Dopo i fuochi d’artificio del 2019 con 35 ingressi al listino di Borsa Italiana, secondo miglior risultato dopo il record del 2000, e un rialzo di quasi il 29%, che ha portato la capitalizzazione a 651 miliardi di euro,il 37% del Pil, il 2020 ha dovuto subire una brusca frenata, con sole 15 IPO portate a termine alla fine di novembre. 

La frenata è legata alla crisi del Covid-19 e tutto fa pensare che, una volta superata la crisi, la corsa al mercato delle aziende italiane possa riprendere con pieno vigore. E sono proprio le medie aziende, con fatturato tra i 50 e i 200 milioni di euro, che possono trarre i vantaggi maggiori da un’apertura al mercato.

 

Aprirsi al mercato dei capitali può rappresentare una tappa fondamentale  percorso di crescita della media azienda: dopo aver raggiunto una buona solidità sul mercato di riferimento una IPO di successo permette di affrontare nuove sfide, concretizzando potenzialità di sviluppo non ancora espresse per mancanza di risorse. 

L’IPO non è solo lo strumento per acquisire fonti di finanziamento, ma anche un momento di upgrade per l’impresa e per l’imprenditore che ha deciso di evolvere la sua azienda, facendola diventare una “Public Company”, aperta al  mercato dei capitali e pronta a una crescita culturale e organizzativa.

I vantaggi della quotazione sono molteplici: la raccolta di risorse finanziarie permette di espandere rapidamente l’azienda e attivare nuovi progetti di ricerca e sviluppo, di rafforzare la posizione nel mercato di riferimento e accedere a nuovi mercati, in particolare quelli internazionali. Ma non solo, la quotazione attira nuovi clienti e business partner, rafforzando l’immagine, la credibilità e lo status dell’azienda, in Italia e all’estero. 

In sintesi un salto qualitativo e quantitativo nella disponibilità di risorse per la crescita, ma anche una migliore visibilità e un accesso più ampio alle opportunità offerte dai mercati globali.

Senza peraltro dimenticare che l’accesso al mercato offre agli azionisti la possibilità di ottenere una valutazione oggettiva del valore dell’azienda sul mercato e la possibilità di realizzare una parte del valore creato negli anni; oltre a dare loro la possibilità di ampliare la compagine azionaria, agevolando il passaggio generazionale e la managerializzazione dell’azienda.

Grandi opportunità, grandi sfide

 

Tutto fantastico, però…la complessità di un progetto come quello di quotazione nonché la sua rilevanza sia in termini di immagine, sia in termini di conseguenze sul futuro dell’azienda, sia infine in termini di raggiungimento degli obiettivi finanziari sottostanti alla quotazione stessa, pongono l’imprenditore di fronte alla necessità di affidarsi a interlocutori esperti e competenti; interlocutori che, spesso non sono presenti all’interno dell’organizzazione aziendale o dei suoi partner di riferimento. 

Prima di affrontare un progetto di quotazione è infatti fondamentale per l’imprenditore dotarsi delle competenze adeguate per supportare le principali attività necessarie per la preparazione e l’implementazione del progetto di IPO quali:

identificare la reale situazione aziendale;

“misurare” la distanza tra le aspettative del mercato e lo stato industriale, organizzativo, finanziario e di governance dell’azienda;

identificare il percorso di crescita e di valorizzazione post IPO

identificare le strategie e le risorse necessarie per garantire la fattibilità di tale percorso;

ponderare i costi  e le opportunità sottostanti a tale scelta;

identificare i principali partner del progetto.

 

Qualora le competenze necessarie per tali attività non siano presenti all’interno dell’organizzazione aziendale, la soluzione più sicura è affidarsi a un professionista esperto, un IPO Advisor che possa affiancare l’imprenditore e la struttura aziendale garantendo, oltre al corretto svolgimento delle attività propedeutiche alla quotazione, il rispetto delle aspettative e il governo dei vari soggetti coinvolti. 

Un problema semmai è la non  facile reperibilità di una figura che sappia dimostrabilmente coniugare esperienza nelle operazioni di IPO, conoscenza delle regole di quotazione ed una adeguata  esperienza aziendale accompagnata da una certa seniority e da una riconosciuta indipendenza

La presenza di un Advisor d’esperienza, con le caratteristiche sopra descritte, al fianco dell’imprenditore e dei suoi partner, ai quali non si sostituisce ma si integra con competenze specifiche, è opportuna  anche per svolgere un ulteriore duplice, fondamentale ruolo: 

  1. a) rappresentare all’interno del sistema aziendale un unico punto di accesso e riferimento per i soggetti esterni coinvolti nella quotazione, diventando così il responsabile primo della “delivery” di quanto necessario ad un efficace ed efficiente svolgimento del loro incarico; 
  2. b) gestire le attività connesse con il raggiungimento dello status di società quotata, senza alterare gli equilibri organizzativi aziendali ma, al contrario, aiutando lo sviluppo e la crescita delle risorse interne.

 

Scendendo nel concreto, analizziamo quali sono le  aree di intervento dell’Advisor, a supporto dell’imprenditore:

  • In primo luogo, valutare e verificare con l’imprenditore l’effettiva validità / opportunità della possibile quotazione; potrebbe infatti emergere dal percorso di verifica che la quotazione non rappresenti la scelta migliore in un determinato momento e / o che il percorso per raggiungerla si riveli più lungo e costoso di quanto inizialmente immaginato. In tal caso, uno studio delle possibili concrete alternative costituisce un innegabile valore ( e un significativo risparmio di costi) per l’azienda e l’imprenditore;
  • affiancarlo nella preliminare e riservata relazione con la struttura di Borsa Italiana, deputata alla verifica dei requisiti di quotabilità;
  • aiutarlo nella scelta del mercato e del segmento più adatto alle caratteristiche ed alle aspettative dell’azienda nonché alle motivazioni della quotazione;
  • supportare la scelta del Legal e del Financial Advisor, di un eventuale Industrial Advisor, di un Global Coordinator e Book Runners, dell’Investor Relator, della Società di revisione e degli altri soggetti potenzialmente coinvolti nell’operazione;
  • aiutarlo nell’implementazione di quanto necessario in termini di governance, di controllo di gestione, di comunicazione, gestendo in modo ponderato ogni altra richiesta avanzata  dalle autorità di governo del mercato.

 

Il tutto, fornendo all’azienda, anche con l’eventuale supporto di una struttura a progetto, le competenze specifiche per la realizzazione e / o la messa a punto dei principali processi e sistemi aziendali.

 

Per dare un’idea del numero e del ruolo dei soggetti coinvolti nel processo di IPO, e quindi della necessità di una specifica expertise e disponibilità di tempo per la loro gestione e per il loro coordinamento, di seguito riportiamo più in dettaglio chi sono, oltre alle strutture aziendali, i principali player del processo di quotazione:

Financial Advisor: è il soggetto indipendente, esperto del mercato dei capitali, che affianca la PMI nel progetto di quotazione. E’ il Financial Advisor che valuta la fattibilità dell’IPO ed esprime la valutazione di base della società. E’ il soggetto chiave di tutto il processo, va gestito e supportato in maniera molto attenta, pena il fallimento dell’intero progetto;

NomAd: operatore finanziario autorizzato da Borsa Italiana. Ha il compito di valutare l’adeguatezza della società per l’ammissione al listino e garantire il rispetto dei requisiti formali e l’esecuzione degli adempimenti e delle procedure necessarie; certifica inoltre la valutazione della società, esegue la Due Diligence, verifica il Piano Industriale, elabora l’Information Memorandum e il Documento di Ammissione; infine gestisce il processo di quotazione e la relativa tempistica. Il NomAd può svolgere anche il ruolo di Global Coordinator e Specialist;

Global Coordinator: è l’intermediario che si occupa della fase di collocamento degli strumenti finanziari sul mercato azionario, del book-building e della definizione del prezzo di offerta. Insieme al Financial Advisor e alla società seleziona i potenziali investitori;

Fiscal Advisor: si occupa della parte fiscale della Due Diligence attraverso l’analisi della situazione contabile dell’azienda, accerta la conformità del Bilancio e la regolarità dei libri contabili;

Legal Advisor: svolge attività di due diligence legale. Si occupa dell’implementazione delle procedure interne e della Governance. Fornisce consulenza legale per l’operazione di quotazione;

Società di revisione: verifica la correttezza del Bilancio e delle scritture contabili, realizzando un’attività di auditing e di certificazione delle informazione finanziare storiche;

Investor Relator: ha il compito di promuovere l’azienda come opportunità di investimento nei confronti degli investitori e, una volta completato il progetto di quotazione, di garantire al mercato un’informazione corretta, completa e tempestiva.  

 

Un piccolo esercito di soggetti che, per arrivare ad una IPO di successo, vanno coordinati e diretti, compito che per l’imprenditore e i manager aziendali potrebbe rivelarsi molto complesso e non compatibile con la gestione corrente del business.

Per questi motivi, la scelta di affiancare alla struttura aziendale un Advisor esperto di azienda e di IPO si rivela sempre vincente e porta a un accesso al mercato più efficace e veloce, contribuendo anche a dotare l’azienda di un’organizzazione più solida ed efficiente per affrontare il progetto  di crescita, sottostante al progetto di quotazione.

 

Infine, un’ultima osservazione relativa al “fattore tempo”: la scelta del momento della quotazione è un elemento fondamentale nella pianificazione di una IPO. La possibilità di cogliere il momento più favorevole (la cosiddetta “window opportunity”) si traduce infatti in una migliore valorizzazione dell’azienda e in maggiori possibilità di successo. Per questo, una volta valutata la possibilità di una quotazione, prepararsi in anticipo rappresenta un vantaggio competitivo di grande importanza, sia nella scelta dei supporti professionali, che per essere pronti a cogliere tempestivamente le opportunità offerte dal mercato. 

Da questo punto di vista, va osservato che, date le caratteristiche strutturali tipiche delle medie aziende italiane, il tempo di preparazione dell’IPO di una media PMI italiana può variare dai dodici ai diciotto mesi; la decisione di valutare per tempo l’attivazione di un’attività di IPO Advisory è quindi condizione essenziale per poter essere pronti nel momento in cui il mercato o le condizioni dell’azienda saranno tali da suggerire la realizzazione di un  progetto di quotazione o di apertura a terzi del capitale.

Al contrario, partire in ritardo o solo dopo aver sperimentato la complessità del processo, metterebbe fortemente a rischio il suo risultato.

 

Anche qualora, nel corso del progetto la società decidesse di rinunciare alla quotazione, l’investimento fatto nella preparazione alla IPO e nel supporto professionale di un IPO Advisor non sarebbe inutile; si tradurrebbe infatti in una sostanziale “messa a punto” della macchina organizzativa aziendale volta a migliorarne l’efficienza e quindi, in ultima analisi, aumentando il valore per gli stakeholders.

 

Paolo Ciccarelli, fino al 2008 è stato CFO del Gruppo Borsa Italiana e Director of Finance del London

Stock Exchange. Dal 2008 al 2010 è stato CFO di Barclays Italy e dal 2011 svolge attività di

consulenza manageriale e di management in attività di Turnaround e di gestione

della discontinuità aziendale. Ha ricoperto la carica di CEO in alcune PMI italiane, attualmente è Presidente di PFE SpA ( Facilty management) e Consigliere indipendente di Almaviva SpA e di alcune controllate.

E’ Partner di Tim Management e responsabile della Practice di IPO & Capital Advisory.

 

TIM Management è in grado di supportare l’imprenditore e i suoi advisor nella preparazione dell’IPO con una consulenza di alto profilo, che ha maturato una profonda ed unica esperienza specifica in materia; con un processo analogo TIM aiuta l’azienda a preparare al meglio l’ingresso di nuovi partner finanziari. 

Contattaci per un approfondimento