Generare valore attraverso una gestione equilibrata dell’IT

Trovare e mantenere il giusto livello di complessità nell'IT è cruciale per le aziende, poiché influisce direttamente sull'efficienza operativa, i risultati economici, la flessibilità e l'innovazione. Una complessità eccessiva mette in tensione le risorse, aumenta i costi e ostacola il raggiungimento delle performance attese.

Generare valore attraverso una gestione equilibrata dell’IT

Trovare e mantenere il giusto livello di complessità nell’IT è cruciale per le aziende, poiché influisce direttamente sull’efficienza operativa, i risultati economici, la flessibilità e l’innovazione. Una complessità eccessiva mette in tensione le risorse, aumenta i costi e ostacola il raggiungimento delle performance attese.

L’IT, ovvero la Tecnologia dell’Informazione, è un acceleratore essenziale delle performance aziendali.  Per questo man mano che crescono le esigenze aziendali e, di conseguenza, le aspettative l’aumento della complessità è un processo quasi inevitabile.

La semplificazione dell’IT dovrebbe essere un punto prioritario all’ordine del giorno, sia per i team che si occupano di tecnologia che per l’intera organizzazione aziendale. Gestire proattivamente le complessità intrinseche, comprendendo a fondo le cause dei problemi, aiuta le imprese a mantenere un vantaggio competitivo verso i concorrenti.

Le aziende cercano naturalmente di tenere il passo degli sviluppi tecnologici, per questo motivo va sempre valutata la possibilità che i progressi possano generare un aumento della complessità all’interno della organizzazione IT, del panorama dei sistemi informatici e, in generale, dell’intera infrastruttura. I cambiamenti nella strategia, nei modelli di business e nei processi, così come il proliferare della burocrazia interna, introducono ulteriore complessità, rendendone essenziale una gestione consapevole.

Dove nascono le complessità

Ma da dove deriva la complessità? Sicuramente dall’intricata interconnessione di componenti, processi, servizi e sistemi che riguardano l’area IT. Trovare e mantenere il giusto livello di complessità è cruciale per le imprese, perché è da questo coefficiente che dipende, direttamente, l’efficienza operativa, l’agilità dell’azienda nel rispondere agli stimoli esterni, e la sua capacità di innovare. 

È ovvio che una complessità eccessiva mette sotto pressione le risorse, aumenta i costi e ostacola le performance, ma, al contrario, uno scenario eccessivamente semplificato, finisce per limitare la flessibilità, l’agilità e può portare a perdere opportunità di crescita. Gestendo attivamente la complessità, prevedendo in anticipo le azioni correttive necessarie, le aziende possono ottimizzare l’allocazione delle risorse, prendere decisioni più efficaci e allineare i loro investimenti IT con la strategia aziendale. Questo, a sua volta, significa aumentare la produttività, favorire l’innovazione, adattarsi alle tecnologie emergenti e ottenere un vantaggio competitivo.

Il primo passo è senz’altro identificare, comprendere e misurare i fattori di complessità dell’IT. Tale conoscenza consente ai leader aziendali – quelli specifici dell’area IT, ma anche i leader dell’intera impresa – di valutare l’impatto più ampio di ciascun fattore, identificare potenziali effetti a cascata e sviluppare strategie efficaci nell’affrontare e gestire la complessità in modo integrato, e non a compartimenti stagni. L’azienda deve condividere equamente la responsabilità per questo impegno strategico: le complessità dell’area IT non possono essere gestite solo dall’area stessa, è impensabile. 

Il secondo passo è definire l’approccio con cui affrontare queste complessità. La misurazione dei fattori di complessità IT può essere affrontata sia in modo quantitativo che qualitativo, a seconda degli aspetti specifici che vengono valutati.

Una valutazione che combina misurazioni quantitative e qualitative consente alle organizzazioni di ottenere una comprensione completa della complessità IT. Una visione esterna e una metodologia robusta possono aiutare a fornire le informazioni necessarie per una valutazione complessiva che consenta alle organizzazioni di individuare aree di miglioramento, definire le priorità delle azioni e 

sviluppare strategie efficaci per gestire e ridurre la complessità.

Guidare la complessità genera valore

I risultati della valutazione possono fungere da base per le valutazioni future anche predittive della complessità, in modo che le aziende possano monitorare i progressi nel tempo e misurare concretamente i propri sforzi nell’affrontare la gestione della complessità IT.

Del resto, la gestione attiva della complessità dell’IT crea valore in diversi modi e su diversi livelli:

  1. Efficienza operativa: comprendendo e razionalizzando processi e sistemi complessi, le organizzazioni possono operare in modo più efficiente, risparmiando tempo e risorse.
  2. Riduzione dei costi: la semplificazione dei paesaggi IT può portare a risparmi riducendo le spese superflue per manutenzione, supporto e infrastruttura.
  3. Miglioramento delle performance: un ambiente IT equilibrato può migliorare le prestazioni e l’affidabilità dei sistemi, portando a una migliore performance complessiva delle operazioni aziendali. Oltre a consentire un grado di sicurezza aziendale elevato. 
  4. Aumento dell’agilità: i sistemi IT, le cui complessità vengono consapevolmente gestite, sono più agili e adattabili, consentendo alle organizzazioni di rispondere rapidamente alle mutevoli condizioni di mercato e alle diverse esigenze aziendali.
  5. Potenziamento dell’innovazione: gestendo la complessità, le organizzazioni possono liberare risorse e concentrarsi sull’innovazione e sulle iniziative strategiche anziché essere bloccate nella gestione di sistemi che dovrebbero, per natura, lavorare in autonomia.
  6. Miglior processo decisionale: con una comprensione più chiara della complessità IT e del loro impatto sulle operazioni aziendali, le organizzazioni possono prendere decisioni più informate sugli investimenti e sulle strategie da intraprendere.
  7. Vantaggio competitivo: una gestione efficace della struttura IT può fornire un vantaggio competitivo consentendo un più rapido time-to-market, un miglior servizio ai clienti e una maggiore flessibilità nell’adattarsi alle tendenze di mercato.

La tua azienda dovrebbe investire nell’analisi e nella semplificazione del panorama IT, analisi che parte inevitabilmente da una gestione consapevole della complessità. 

Negli anni Tim Management ha supportato molte aziende nella valutazione degli impatti delle decisioni strategiche sull’intero ecosistema aziendale con l’inserimento di risorse manageriali nelle funzioni chiave come l’IT e la finanza aziendale.

Per le imprese che vogliono intraprendere un percorso virtuoso di crescita è importante scegliere il giusto partner per la definizione degli organi direttivi e del management aziendale. E’ questa la strada maestra per impattare positivamente sulla diminuzione delle complessità non necessarie, a tutti i livelli. 

Il network di Interim Manager altamente qualificati di TIM Management opera con una prospettiva orientata al futuro e con competenze profonde in tutti i settori, una soluzione ideale per guidare la tua azienda attraverso un processo di trasformazione e cambiamento. Contattaci oggi stesso per disegnare insieme un futuro aziendale solido e sostenibile.

Interim Management, una soluzione manageriale sempre più popolare

L’utilizzo di Interim Manager è in forte crescita, in Italia e in Europa.

È una tendenza che si è rafforzata in presenza di uno scenario economico sempre più incerto e sfidante per le imprese che le porta a dover affrontare cambiamenti sempre più repentini e a modificare strategie e organizzazione molto più spesso che in passato.

La necessità di cambiamento organizzativo è diventata ancora più pressante per la necessità di innovare e digitalizzare strumenti e processi e di acquisire nuove competenze all’interno del team per gestire l’innovazione; sono competenze raramente presenti nel management delle aziende, soprattutto nelle PMI che hanno l’esigenza di acquisire velocemente le skills necessarie per gestire con successo il cambiamento e mantenere una posizione competitiva sul mercato.

In questa situazione di tensione, ricorrere all’Interim Management può essere la maniera più veloce ed efficace di rispondere all’esigenza di cambiamento e supplire ai gap di competenze interne. Gli Interim Manager offrono una soluzione flessibile alle aziende, sono professionisti di grande esperienza che operano nell’organizzazione con ruoli e deleghe apicali per un periodo di tempo limitato, tipicamente da 6 a 18 mesi. Reclutare manager temporanei offre alle società benefici tangibili: una disponibilità praticamente immediata, esperienza consolidata e profonda conoscenza del settore e del mercato. Sono figure in grado di offrire formazione e sviluppo di nuove competenze alle risorse manageriali presenti in azienda, che, una volta concluso l’incarico del manager ad interim, potranno proseguire nella gestione del cambiamento e implementare con successo la strategia aziendale concordata.

Interim Management in Europa: la survey INIMA 2024

È appena stata pubblicata l’edizione 2024 della ricerca annuale di INIMA, il network internazionale delle associazioni di Interim Manager, che ci offre lo spunto per analizzare alcuni dati sull’evoluzione dell’interim management, in Europa e in Italia. Le conclusioni di INIMA sono molto positive e sottolineano un trend stabile di crescita per quanto riguarda il tasso di impiego degli Interim Manager (sono mediamente utilizzati per il 70% della loro disponibilità) e per il loro compenso giornaliero (+5% vs. LY). Le società di consulenza che forniscono servizi di Interim Management segnalano una forte richiesta e, in molti casi, lamentano la sempre crescente difficoltà di reperire Interim Manager esperti e disponibili ad assumere nuovi incarichi.

Vediamo una fotografia dell’Interim Manager europeo: 57 anni, prevalentemente maschio (oltre l’80% degli interim manager), opera come Interim da più di 8 anni. Sono dati che, in questo caso, non si discostano significtivamente da quelli italiani.

In termini di ruolo, gli Interim Manager sono occupati soprattutto in ruoli apicali, con il 30% di loro che occupa posizioni di CEO o Direttore Generale, lo stesso accade on Italia con una presenza un po’ sopra la media europea di finance manager ad interim.

A gennaio 2024 ben l’85% degli Interim Manager italiani stava svolgendo un incarico, di gran lunga la media più alta in Europa, dove, nello stesso periodo, si registra un dato del 69% medio. È un dato strutturale per il nostro paese perché legato alle caratteristiche peculiari del mercato dell’interim management; infatti, la ricerca mostra che più della metà degli Interim Manager italiani intervistati risulta occupato con un contratto part-time, dato nettamente superiore alla media europea (26%) e a paesi come la Germania (19%) e la Francia (16%). In Italia gli Interim sono impiegati solo per il 9% dei casi da aziende sopra i 1000 dipendenti, in Europa il dato corrispondente è il 32%.

Sono dati che si possono comprendere esaminando la struttura dell’impresa italiana, composta da migliaia di PMI di dimensioni ben più contenute rispetto agli altri grandi paesi europei. Il 51% degli Interim Manager del nostro paese sono impiegati in aziende con meno di 100 dipendenti, contro il 24% della media europea, l’8% della Germania e il 21% della Francia. È una fotografia dell’impiego degli Interim Manager in Italia posizionati in PMI di dimensioni medio / piccole con un incarico sempre più spesso fractional, cioè per 2 o 3 giorni alla settimana.

Un altro dato interessante che riguarda il nostro paese è la tipologia di aziende che si rivolgono agli Interim Manager; in Italia sono praticamente assenti le aziende pubbliche, il partenariato pubblico-privato e il settore no-profit che in Europa pesano per il 14% degli incarichi, con un picco di ben il 39% in UK, e le PMI sono oltre la metà, mentre in Europa di fermano al 29%.

Gli Interim Manager sono chiamati soprattutto per la gestione del cambiamento, seguita dall’ottimizzazione dei processi e dai ruoli di General Management. Il job più frequente rimane quello di C-Level membro di board, il 60% del totale in crescita, soprattutto CFO e COO, seguiti dai CEO e dai GM.

La durata degli incarichi ad interim è di circa un anno in Europa, nel nostro paese gli incarichi tendenzialmente durano un po’ di più, quasi 15 mesi, anche questo probabilmente legato alla dimensione più limitata delle aziende clienti che, tipicamente, necessitano di un supporto dei Senior Manager più esteso nel tempo.

In Italia gli incarichi inferiori ai sei mesi di durata rappresentano solo il 16% e sono in calo, mentre in Europa, Germania e Francia sono attorno al 30%, a conferma della natura più strutturale e meno emergenziale degli incarichi nel nostro paese.

Il canale prevalente di ricerca e reclutamento degli Interim Manager europei rimane il network personale dell’imprenditore e / o dei suoi advisor con il 43% degli incarichi (il 56% in Italia), ma c’è da registrare l’ottima progressione delle società di Interim Management con il 32% degli incarichi, in crescita esponenziale rispetto al 20% del 2021, e questo vale anche per l’Italia.

Per concludere uno sguardo al futuro: l’utilizzo di Interim Manager in Europa è da molti trimestri in crescita; citiamo i recenti report di KPMG e REC pubblicati in UK che mostrano una tendenza consolidata verso il reclutamento di interim a livello manageriale, a scapito delle assunzioni a tempo indeterminato. Il mercato del lavoro manageriale spinge molte aziende ad

aumentare l’utilizzo del talento in modalità temporanea o a cominciare a considerare seriamente questa alternativa. In un mercato incerto e volatile, può essere molto più conveniente ed efficace affidarsi a risorse flessibili e molto esperte.

Scarica la ricerca INIMA 2024

Anche nel nostro paese cresce l’utilizzo di Interim Management, ma la conoscenza di questo strumento è meno diffusa e consolidata, rispetto ad altri paesi europei. TIM Management, che dal 1987 fornisce risorse manageriali esperte per incarichi temporanei, ha aggiornato la sua ‘Guida all’Interim Management’. Uno strumento prezioso per conoscere l’Interim Manager, quali sono i vantaggi del suo utilizzo per imprenditori e aziende e quando è opportuno considerare questa soluzione per le organizzazioni aziendali.

Contattaci per un approfondimento: info@tim-management.com

 

Interim Manager : Architetti del Cambiamento nell’ecosistema Aziendale Contemporaneo

Il webinar del 14 marzo organizzato da Tim Management in collaborazione con Profexa Consulting, intitolato provocatoriamente “Oggi i Manager sono inutili per le imprese”, si è rivelato un terreno fertile per riflessioni di vasto respiro sul ruolo cruciale degli Interim Manager nell’ecosistema aziendale moderno e sugli strumenti necessari per mandarli a successo nel minor tempo possibile.

Gli Interim Manager, professionisti dall’approccio dinamico e dalla vasta expertise, emergono come figure chiave in grado di affrontare e superare sfide complesse quali la riorganizzazione aziendale, il miglioramento dei margini di profitto, la delicata fase del passaggio generazionale, l’implementazione di sistemi informatici avanzati come il SAP e l’interruzione progressiva della produzione assicurando continuità ai dipendenti.

In questo contesto, gli Interim Manager hanno sempre meno tempo, le aspettative nei loro confronti sono esponenzialmente più alte e richiedendo una combinazione di competenze tecniche, umane e attitudinali di alto livello.

“Più conosco, prima conosco, meglio riesco ad andare a successo”: oggi sempre più questa filosofia deve guidare gli Interim Manager nel loro iter professionale, enfatizzando l’importanza di una profonda comprensione delle dinamiche umane e professionali dei team con cui collaborano.

Raffaele Ferragina, General Manager di Profexa Consulting, ha sottolineato l’importanza di adottare strumenti scientifici avanzati per analizzare in profondità competenze e attitudini dei team. Avere questa fotografia delle persone con cui si affronteranno le sfide e si raggiungeranno obiettivi cambia completamente lo scenario e permette non solo di comprendere, ma anche di anticipare le dinamiche del proprio team, allenarlo ad essere più performante raggiungendo così, come Interim Manager, traguardi in maniera più efficace e innovativa.


Raffaele Ferragina ha portato un esemplificativo caso di studio, che ha visto Profexa al fianco di un Direttore di Produzione Temporary durante la sua integrazione in una nuova organizzazione. Una volta assunto il ruolo, il nuovo Direttore di Produzione ha beneficiato delle analisi dettagliate fornite da Profexa, come la WPA (Well Being Performance Analysis), ovvero l’analisi del clima organizzativo, e i P.D.A. (Potential Development Analysis) dei membri della nuova squadra che gli era stata assegnata. Questi dati hanno identificato con precisione le aree di intervento prioritario, permettendo al Direttore di Produzione di agire in modo mirato ed efficace. All’interno della struttura, uno specifico reparto mostrava un basso rendimento produttivo. Grazie alle analisi di Profexa, è emerso che tale carenza era legata al basso coinvolgimento degli operatori. Attraverso un’analisi attitudinale dei capi reparto, è emerso che il capo reparto del gruppo meno performante aveva un profilo attitudinale meno centrato rispetto al ruolo ricoperto. Si è così scelto di valorizzare quel capo reparto con un ruolo più adatto alle sue attitudini, assegnandogli un ruolo più tecnico, e si è individuato tra i membri del suo team il profilo più adatto per mandare a successo la squadra. In breve tempo, grazie alla sostituzione del capo reparto con una figura più centrata per quel ruolo, ciò ha portato a risultati tangibili, inclusa una significativa riduzione sia nel tasso di assenze per malattia (dal 4,47% al 2,43%) sia nel volume di reclami dei clienti nel reparto di competenza (dal 20% all’8,26%).

Durante il webinar, l’Interim Manager Alessandro Vannucci ha portato un caso di successo realizzato in stretta sinergia con Profexa Consulting. Quando, tra le sue varie esperienze, Alessandro Vannucci è stato integrato come Interim Manager in un cantiere nautico, si è trovato di fronte a una sfida significativa: un processo produttivo orgogliosamente sviluppato dai capi reparto, ma che presentava notevoli disomogeneità, causando problemi di tempistiche e coerenza nella qualità del prodotto finale. Questi processi, radicati nella tradizione e nell’orgoglio dei capi reparto, avevano creato un ambiente resistente a qualsiasi forma di cambiamento.

Deciso a introdurre la lean production per rivoluzionare il sistema produttivo, Vannucci si è scontrato con diverse forme di opposizione.  PI capi reparto, temendo sia la perdita della loro identità professionale sia la possibilità di essere sostituiti, hanno inizialmente ostacolato il processo di cambiamento. Tuttavia, l’intervento di Vannucci, supportato dall’expertise di Profexa Consulting, ha segnato una svolta decisiva.

Partendo da un Check Up del Potenziale Attitudinale, Profexa ha fornito le caratteristiche sulle persone su cui puntare e come allenarle, implementato un percorso di Form-Azione su misura che ha fatto crescere il Team dal punto di vista della comprensione e dell’interiorizzazione dei valori aziendali, così come delle metodologie della nuova direzione produttiva.

Il risultato di questo percorso di crescita è stato straordinario. I capi reparto, inizialmente scettici e resistenti, hanno iniziato a percepire i benefici tangibili del nuovo approccio, sia in termini di efficienza che di qualità fino a diventare, loro in primis, i sostenitori di questo approccio.

In tempo relativamente breve, la strategia adottata da Vannucci, con il supporto di Profexa, ha portato a un notevole miglioramento nelle performance produttive del cantiere, riducendo i tempi di realizzazione, elevando la consistenza della qualità e, soprattutto, costruendo un team più coeso, motivato e allineato ai nuovi obiettivi aziendali.

Questo caso di successo non solo evidenzia l’importanza di un approccio scientifico e personalizzato nella gestione del cambiamento e dello sviluppo delle competenze ma sottolinea anche il valore intrinseco degli Interim Manager nel guidare le aziende attraverso periodi di transizione critici, trasformando le sfide in opportunità di crescita e innovazione.

Grazie al supporto di Profexa, gli Interim Manager vengono dotati di strumenti che facilitano il loro compito e consentono loro di raggiungere i propri obiettivi in modo più veloce, preciso e significativo, contribuendo così in modo più efficace alla crescita e al progresso delle aziende in cui operano.

Da questo questionario è emerso un messaggio inequivocabile: nell’odierno panorama imprenditoriale, ben lontani dall’essere “inutili”, i manager rappresentano una risorsa più indispensabile che mai, pronti a guidare le loro organizzazioni verso nuovi orizzonti di efficienza e prosperità.

Un CdA con potere decisionale limitato non è mai una buona idea

Prima di formare, o anche mutare la composizione del Consiglio di Amministrazione, è essenziale stabilire il suo perimetro decisionale e le responsabilità dei membri. Un board competente, infatti, è capace di affrontare con successo tutte le sfide strategiche, ma il suo ruolo riesce a essere determinante solo se sono stati definiti, con chiarezza, ambiti e poteri.

Collaborare. È la parola d’ordine per attuare una strategia efficace per qualsiasi tipologia d’azienda.  E rendere la collaborazione quanto più efficace possibile deve essere un mantra per tutte le imprese, specialmente per quanto concerne i profili gestionali. Tuttavia, spesso, questa priorità rimane più un vuoto proclama che una realtà concreta e attuata, soprattutto per quanto riguarda il concreto impegno nel formare un board competente e in grado di agire con autonomia e tempestività.Un grave errore, che si rivela ancora più pesante e problematico quando si tratta di sviluppare nuovi prodotti o servizi, offrire soluzioni per ampliare la clientela o esplorare nuovi mercati, o magri quando si decide di porre l’accento sulla sostenibilità aziendale.

Ma quali sono le radici di questo problema? Alcuni ancora considerano imprescindibile la figura del leader solitario, accentratore di deleghe e decisioni, mentre, in altri casi, la composizione del consiglio è determinata da dinamiche relazionali che trascurano i principi fondamentali alla base di sistemi di governance veramente efficaci. Ciò che viene tralasciato – talvolta dimenticato, altre volte appositamente eluso – è che questo aspetto, cruciale soprattutto per le piccole e medie imprese, costituisce il prerequisito per affermarsi in mercati sempre più competitivi; oltre a rappresentare uno strumento di emancipazione culturale, strategica, organizzativa e operativa per le imprese a conduzione familiare che ambiscono – o vorrebbero ambire – a una crescita rapida. Un CdA inerte, scarsamente coinvolto nei processi, che svolga un ruolo prettamente formale, non è solo un’occasione persa, ma rischia di essere un freno alla crescita aziendale. Per molte imprese, il CdA ha un ruolo periferico: viene informato e tenuto al corrente (sempre successivamente) delle decisioni prese dagli azionisti e dalla direzione, e si ritrova ad avere un ruolo decisionale relegato a mere approvazioni formali, e, al massimo, di richiamo e monito, verso coloro che le decisioni le hanno prese in modo pratico, sui possibili rischi a esse associati.

L’importanza strategica del CdA

L’unico modo di cambiare prospettiva è comprendere l’importanza strategica e operativa che riveste il CdA, ma questa presa di coscienza spetta all’azionista di maggioranza, la cui determinazione a compiere un balzo in avanti in questo ambito, deve essere frutto di un’audacia intellettuale non comune (quantomeno nello scenario aziendale italiano). Un atto di consapevolezza che porterebbe vantaggi per tutti, poiché un board efficace può contribuire in modo significativo ad affrontare con successo le questioni più intricate, incidendo sia su temi strutturali che su ambiti più operativi. Questo, ovviamente, a condizione che vengano precisamente definiti i campi di intervento e le competenze del board stesso e dei suoi membri. Prima ancora di costruire un team, o anche di rimpiazzarlo, è essenziale tracciare i confini entro cui il board dovrebbe operare (cercando di renderli quanto più estesi possibile), e quindi, in particolare: 

  • Quali argomenti possono e devono essere trattati dall’organo direttivo
  • Quali decisioni rientrano nella sua esclusiva competenza e quali sono di competenza mista con altri organi
  • Quali responsabilità sono esclusive del board e quali sono diffuse 
  • Che metodologia di giudizio e decisione utilizzare, in base alle questioni affrontate 
  • Che regole e processi seguire 

Una volta definiti questi aspetti è possibile – ed è senz’altro più corretto – identificare i professionisti che possiedono le qualità e l’esperienza necessarie per costruire un CdA competente, efficace, solido. 

È ovvio che se un’azienda si pone come obiettivo principale quello di potenziare l’efficacia del sistema di governance aziendale, il Consiglio di Amministrazione non potrà riunirsi soltanto quattro volte all’anno, come peraltro spesso accade. Il board dovrà essere attivo e dinamico, con una frequenza di riunioni ben maggiore, poiché sarà chiamato a contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi strategici.

Il ruolo del Consiglio e gli obiettivi strategici 

Una volta definito questo perimetro, ci si potrà porre la domanda: quali sono gli obiettivi strategici da perseguire attraverso un board qualificato? Primo fra tutti, disegnare e attuare un piano d’azione per raggiungere una crescita sostenibile, specialmente in mercati stagnanti; il che equivale all’applicazione di strategie che portino l’azienda ad acquisire terreno nei confronti dei competitor. Il secondo obiettivo, in molti casi, dovrà essere quello di attuare un’espansione a livello internazionale, o quantomeno ragionare sulla possibilità di farlo, migliorando (o anche creando) la presenza dell’azienda su mercati esteri: e questo evitando di portare avanti delle micro strategie che tendono a tradursi in attività a singhiozzo, sia a livello industriale che commerciale. Terzo, ma non meno rilevante, obiettivo, è quello di individuare e sfruttare le opportunità di efficientamento operativo: attraverso una profonda revisione dei costi , attuando una verifica della qualità dei prodotti e servizi offerti, e ovviamente dei processi di innovazione, mantenendo sempre un costante contatto con la clientela e raccogliendo feedback. Da non tralasciare in questo contesto, la determinazione di puntare ad una reale sostenibilità: non solo aziendale, ma anche etico-sociale, che porti l’azienda a rappresentare un modello virtuoso, caratterizzato da regole, comportamenti e processi allineati al ruolo che l’impresa svolge nella sua comunità di riferimento e per gli stakeholders. 

Una volta stabiliti gli obiettivi, si potrà porre il tema di quali siano le responsabilità del board. E, in particolare, la domanda: quando il consiglio d’amministrazione deve essere chiamato a prendere decisioni o a fornire supporto concreto alle scelte della governance aziendale? Le mansioni di un board spaziano da decisioni sull’opportunità di una fusione aziendale o di un’acquisizione, fino al posizionamento delle infrastrutture produttive e commerciali, passando per le fonti e le modalità di finanziamento, il lancio di nuovi prodotti e servizi e l’espansione verso nuovi mercati. Uno spettro di competenze, responsabilità e operatività che in sostanza copre il 100% della vita di un’azienda. Negli ultimi anni, peraltro, l’ambito di azione si è ulteriormente ampliato, e questo per includere temi di CSR, la promozione della trasparenza interna ed esterna, la sostenibilità ambientale ed etica, la parità di genere e la sicurezza informatica. Inoltre, al consiglio d’amministrazione possono essere attribuite decisioni riguardanti la struttura organizzativa, l’allineamento tra strategia, processi, organizzazione e risorse umane, nonché tutto ciò che concerne la valutazione, la valorizzazione e lo stimolo (anche economico) nei confronti della dirigenza aziendale.

Le competenze di un CdA efficace 

Le persone del board devono senz’altro possedere esperienza e competenza nel loro campo ma devono anche garantire una visione d’insieme e una conoscenza – se non competenza – multidisciplinare. Ciascun membro del board deve essere dotato di pensiero critico e di quella che si può definire intelligenza emotiva e relazionale, apportando una prospettiva internazionale e condividendo best practices acquisite in vari contesti ed esperienze. Inoltre, è fondamentale che i membri del CdA dimostrino flessibilità e capacità di sintesi per affrontare in modo collaborativo e competitivo una serie di tematiche complesse ed eterogenee. In molte realtà aziendali, la strategia è spesso di competenza esclusiva del CEO. Quando cambia il CEO, si assiste a un cambiamento di strategia. Un board passivo accetta e ratifica tale cambiamento senza sollevare obiezioni, anche se questo può voler dire perdita di tempo, frizioni aziendali e dispersione di risorse e investimenti. Un organo efficace riesce invece a rompere questo circolo vizioso, analizzando, insieme con la dirigenza – nuova o storica – i punti critici e di forza,  alimentando un dialogo costruttivo per l’azienda; fornendo inoltre indicazioni precise al management su come perseguire gli obiettivi e in quale tempistica. È compito proprio del consiglio d’amministrazione definire i criteri per valutare il raggiungimento degli obiettivi aziendali: quali obiettivi sono stati raggiunti? E in quale misura? In che tempi? Con quali mezzi e nel confine dei costi preventivati? Il management partecipa a questo processo, offrendo idee e proposte, mettendo in atto azioni e riportando al board sui risultati ottenuti. Si tratta di un lavoro di squadra, e non del lavoro di un singolo. 

TIM Management da anni si occupa di supporto alle aziende, fornendo consulenza strategica e soluzioni manageriali alle imprese che vogliono intraprendere un percorso di crescita. Il giusto partner per una composizione o una ristrutturazione del consiglio d’amministrazione e, in generale, per la definizione degli organi direttivi e del management aziendale. La sua rete di professionisti esperti dotati di una visione a lungo termine e di competenze multi-settoriali, rappresenta la soluzione ideale per supportare l’azienda nel percorso di trasformazione e cambiamento. Contattaci per costruire insieme un futuro aziendale vincente e durevole.